Scoprire il percorso compiuto dall’arma prima di giungere a Civitavecchia, accertare se si tratti di una pistola “datata” e risalire a chi apparteneva prima di finire nelle mani del sacerdote. Ma, soprattutto, controllare gli orari della nave diretta a Cagliari per capire se realmente il prete, come lui stesso ha sostenuto, non ha consegnato l’arma alle forze dell’ordine perché era in ritardo e temeva di perdere il traghetto. È su questi punti che, su delega della Procura della Repubblica, starebbero vertendo le indagini della Polmare, che giovedì scorso ha arrestato un religioso di 33 anni trovato in possesso di una pistola calibro 9.
Intanto, dalla comunità salesiana di Cagliari dove è rinchiuso dopo che gli sono stati convalidati gli arresti domiciliari per detenzione e porto abusivo di arma, il prete starebbe continuando a ripetere di aver agito in buona fede e che era sua intenzione consegnare la pistola alle forze dell’ordine una volta arrivato nella città sarda. “L’arma – ha spiegato l’avvocato Andrea Miroli, legale difensore del sacerdote – gli è stata consegnata da una persona che non conosce, durante una riunione di religiosi in una chiesa di Roma. Il mio assistito ha commesso una leggerezza, ma ha agito in buona fede”.