La situazione dei lavoratori e delle imprese legati al destino del cantiere Privilege è già oltre il dramma ed il rischio più concreto è che la nostra città possa abituarsi a questa situazione. Scrivo perché vorrei che nessuno possa far finta di dimenticare, scrivo perché l’unica volta che sono stato fuori i cancelli ho avvertito il disagio della maledetta concomitanza con la campagna elettorale, scrivo perché Mario è un amico e né lui né gli altri meritano quanto Privilege sta perpetrando.
Bene fanno Fiom e Cgil a studiare proposte alternative alla gestione del cantiere: specialmente adesso i sindacati hanno il compito di vicariare anche quel ruolo che un commissario prefettizio, per sua natura, non svolge. So che Marietta si sta impegnando molto e posso immaginare che anche gli altri rappresentanti istituzionali del nostro territorio, ad ogni livello, stiano facendo tutto quanto è nelle proprie facoltà perché credo che su questa vertenza non possano esistere speculazioni politiche da parte di alcuno.
Voglio brevemente ricordare quanto è accaduto a Livorno con la vicenda del cantiere navale Orlando che passò dalla gestione Ansaldo (negli anni ’50 dava lavoro a circa duemila dipendenti) alla gestione Fincantieri fino agli anni ’90. In seguito alla decisione della chiusura del cantiere da parte della stessa Fincantieri furono i lavoratori a rilevare la proprietà con il sostegno delle organizzazioni sindacali e degli enti pubblici e privati, dopo essersi costituiti nel 1996 in società cooperativa a responsabilità limitata.
Certo la successiva crisi portò, nel 2002, alla cessazione della società cooperativa ma tuttora la produzione è attiva ed è incentrata sui megayacht, sotto la guida della società Azimut-Benetti. Il cantiere si estende su una superficie di 260.000 metri quadrati e sarebbe importante verificare quali strategie si potrebbero analogamente attuare nella nostra città per dare continuità occupazionale (e certezza del salario).
Non aggiungo alcuna considerazione politica su cosa accadde quando il cantiere fu inaugurato e tengo per me le riflessioni che oggi, alla vigilia delle elezioni, potrebbero creare un solco tra i tanti che invece hanno l’obbligo di concorrere insieme, ognuno per la propria parte, a scongiurare l’incubo di tante famiglie che si trovano sul lastrico perché qualcuno, impunemente, sta calpestando un diritto assoluto, inalienabile, universale: il lavoratore ha diritto ad un compenso per il lavoro svolto. Ogni persona che lavora, per un attimo, dovrebbe provare a mettersi nei panni di chi, da giorni, presidia lo scheletro del P430.
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Marco Piendibene