Tutti sapevano tutto, eppure poco e niente è stato fatto. La Privilege Yard, il cantiere dei sogni, quello dei megayacht da stropicciarsi gli occhi, viene archiviata come l’ennesima storia civitavecchiese partita con grandi aspettative e finita con un buco nell’acqua, tanto clamoroso quanto doloroso per le centinaia di lavoratori coinvolti. Intanto continuano a susseguirsi i commenti alla vicenda, che coinvolge non solo metalmeccanici ma anche altri lavoratori. Luciani (Cpc): “Ora l’area torni al porto per creare finalmente la zona franca”. Ass. Caponnetto: “Mai più speculazioni del genere sulla pelle di interi territori”. Bertolo (Pd): “Cozzolino non finga di non aver avuto voce in capitolo”.
La storia della Privilege Yard nasce nel 2007, quando viene inaugurato il cantiere, che come primo lavoro dovrà sfornare il megayacht di Brad Pitt e Angelina Jolie e poi altre otto imbarcazioni di lusso, già commissionate. Da allora si susseguono le sfilate di politici di livello nazionale, di eminenti personalità del Vaticano, che sottolineano l’importanza della nascita di un’azienda del genere, volano dell’economia non solo locale, non solo regionale ma addirittura internazionale per tutta una serie di opere logistiche collegate. C’è anche la gara, tutta locale, a rivendicare il merito di un successo di simili proporzioni. Nel giro di pochi anni, però, i proclami non convincono più. Perché i lavori avanzano a fatica, mentre si rincorrono sempre più velocemente dubbi e perplessità, non solo sulla solidità della Privilege Yard ma anche pratici. Un esempio è la posizione del cantiere, realizzato a ridosso della ferrovia, con il megayacht che avrebbe dovuto superare i binari prima di toccare l’acqua. Al salto della ferrovia non si arriva mai, perché il megayacht di Brad Pitt e Angelina Jolie non si muove. La situazione precipita nel 2013, quando il cantiere di lusso si trasforma in un terreno di lotta sindacale, fino alla protesta clamorosa degli operai con l’occupazione del megayacht nel marzo dello scorso anno, seguita da un corteo ad aprile per le vie del centro di Civitavecchia. Sembra l’inizio della ribellione della città alla disoccupazione soffocante, l’avvio di una nuova pagina della storia locale. E invece ricominciano le passerelle dei politici, riparte il disco degli impegni e dei proclami, vengono rispolverati i tavoli finiti in soffitta, viene guardato con sospetto chi, come Trcgiornale, solleva seri dubbi sulla reale consistenza economica dell’operazione. Ultimatum, altolà, spiragli che si apropono per poi richiudersi nel giro di poche ore. E adesso, mentre i lavoratori non sanno più cosa sperare, i commenti, le accuse e i veleni ad una vicenda che deve far riflettere, perché quello sancito dal tribunale non è solo il fallimento della Privilege Yard. È anche una bocciatura netta di enti e istituzioni che non sono riusciti ad evitare che il cantiere dei megayacht colasse a picco, con tutte le drammatiche conseguenze per la già disastrata occupazione locale.