Si torna indietro di due anni, a prima dell’inizio della crisi che ha determinato un aumento shock dei prezzi del gas e riportato di moda il carbone. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha chiesto ieri a Terna, ovvero al gestore della rete italiana, di fermare la produzione di energia elettrica da olio combustibile e dalla centrale a carbone di Monfalcone.
Non solo, il Ministro ha anche richiesto di ridurre al minimo la produzione di energia dalle altre centrali a carbone, compresa ovviamente quella di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia. La decisione è stata assunta dal Ministro proprio a fronte della cessata emergenza sulle forniture di gas, che aveva portato all’utilizzo di olio combustibile e all’aumento dell’uso del carbone per l’alimentazione delle centrali termoelettriche al fine di non rischiare un black out delle attività produttive in tutto il Paese. Quindi andrà visto al ribasso il programma di massima produzione settimanale attesa che era in vigore e che andava ad interessare praticamente tutta la stagione estiva, fino alla settimana compresa tra il 25 e il 30 settembre. Sulla base di quel programma, la centrale di Torre Valdaliga Nord avrebbe potuto produrre tra un minimo di 127 a un massimo di 192 gigawatt settimanali. Numeri che adesso saranno quasi sicuramente ridotti da Terna sulla base della sollecitazione arrivata in sede governativa. Si va dunque verso una seconda parte del 2023 all’insegna della progressiva riduzione del carbone. Diminuiranno le carboniere che attraccheranno alla banchina dedicata che si trova davanti all’impianto termoelettrico e, di conseguenza, caleranno sensibilmente una serie di servizi svolti da imprese locali, portuali e non. E, in ultimo, scenderanno gli introiti per l’Autorità Portuale. La carbon exit è praticamente iniziata ieri.