Gentile Direttore,
vorrei esprimere la mia convinta solidarietà a Flavio Zeppa, agli altri rappresentanti dei lavoratori e naturalmente anche ai dipendenti del Comune in merito alla nota – ed inusitatamente incresciosa – vicenda che li vede contrapporsi alle incredibili posizioni del Sindaco Moscherini.
Debbo riconoscere che mi sbagliavo quando ritenevo che l'inosservanza e la trascuratezza in fatto di leggi usata nei miei confronti fosse poi così straordinaria: in quel caso si trattava di me e degli altri dipendenti della società per cui lavoro, fatto certo grave, ma qui si parla del futuro e del rispetto della professionalità di centinaia di lavoratori e del rispetto delle corrette dinamiche di rapporti all'interno di una Amministrazione pubblica fra chi i lavoratori li rappresenta e chi quell'Amministrazione la governa: appunto nel rispetto dei ruoli; se possbile direi allora che è molto peggio.
I Sindacati hanno tutto il diritto di essere parte attiva nei processi che riguardano la gestione del lavoro e non debbono essere impediti nel doveroso esercizio di questa loro garantita e riconsciuta prerogativa e ciò è un fatto noto a tutti – forse a Moscherini meno che ad altri – e per di più, visto che stiamo parlando dell'Amministrazione sé dicente del fare – è lecito sapere a chi giova portare avanti un muro contro muro che non può avere altro esito se non una contrapposizione di lunga durata fra dipendenti e Comune? Certo non giova ai civitavecchiesi, che hanno bisogno di buoni servizi che però non possono essere prodotti in un clima prennemente conflittuale, evidentemente.
Non è – oltre che giusto – preferibile disporsi con animo sereno a confrontare le proprie ragioni, posto che se ne abbiano, invece di volerle imporre a tutti i costi minacciando sanzioni disciplinari per un alterco – pure censurabile – avvenuto in sede di trattativa sindacale?
A me sembra – debbo dire – puerile un atteggiamento simile: nel momento in cui si sta tenendo una trattativa sindacale il sindacalista "x" non sta svolgendo una attività lavorativa e il Sindaco non è il suo datore di lavoro e dato non è il Re sole, che sostenva di essere lui lo stato, neppure nell'orario di lavoro il Sindaco è il datore di lavoro di alcun chi, tranne forse di chi ha volouto beneficare con stipendi copiosi pagati da noi, ma è solo una pur autorevole controparte.
In quella uscita grave si intravede una concezione monarchica della cosa pubblica: dicendo che il Sindaco è il datore di lavoro dei dipendenti del Comune si sta infatti dicendo che il Sindaco è il Comune: il che è una abnormità senza precedenti se non appunto in Luigi XIV di Borbone; il Sindaco, semmai, rappresenta il Comune, che è tutt'altra cosa che pretendere di esserlo.
Minacciare sanzioni – in verità ritorsioni – verso chi sta esercitando una rappresentanza denota una attitudine a voler sempre discutere da una posizione di superiorità: ricorda l'atteggiamento di quei bambini antipatici che durante le partitelle in cortile minacciano di portarsi via la palla – di loro proprietà – se non possono godere di un trattamento di favore e di un privilegio di posizione.
Sono lieto poi che Moscherini sia andato al meeting di CL con i soli suoi come egli dice, magari se avesse fatto una capatina in Sardegna avrebbe sentito il Santo padre parlare di comptenza nell'amministrare la cosa pubblica e della necessità di rispettare chi lavora; avrebbe insomma imparato qualcosa di molto importante; invece ha imparato solamente ad assumere amici e licenziare altri, come i vigili precari.
Con i migliori saluti,
Tiziano Cerasa