“Il suo sorriso e la sua felicità che si realizza nella semplicità di un gioco come quello della pesca mi riempiono il cuore così tanto che a volte penso se tutto questo parlare sulla Frasca abbia un senso e soprattutto se quelli che parlano dei progetti su questa zona si rendano conto di quello che andranno a distruggere e delle conseguenze drammatiche che noi tutti vivremo sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli”.
Io sono li, sulla battigia della Frasca che mi muovo in equilibrio sugli scogli cercando di evitare di bagnarmi le scarpe e allo stesso tempo resto impietrita dalla semplicità di quelle parole e dalle stilettate che il padre di quel bimbo di 7 anni mi stà dando che non riesco a dire nulla. Lui è un civitavecchiese puro e come tanti della sua generazione è cresciuto alla Frasca dove ha imparato a nuotare in una delle tante insenature, le “buchette”, che la costa ha regalato per tanti anni. Dalle sue parole si percepisce forte un senso di rabbia per quello che gli hanno detto, e cioè che il porto turistico che vogliono realizzare alla Frasca è solo l’appendice finale di un’opera colossale, una mega banchina, il Terminal Cina, a mare di oltre 1 km di lunghezza per parecchie centinaia di metri verso il mare. Tradotto: un cassone di riempimento per far posto al materiale di dragaggio che, per risparmiare sullo smaltimento, sarà collocato proprio davanti alla pineta della Frasca. Il porticciolo è un contentino per i poveri diportisti presi a calci nel sedere e sbattuti fuori della darsena del porto storico e dell’approdo alla Buca di Nerone.
Mi guarda con gli occhi umidi ed io, per non andargli dietro, mi volto verso Sant’Agostino e allora mi faccio forza, qualcosa riesco a rispondergli, cercando di rassicurarlo. Gli dico che basta non guardarla, la centrale, che la paura passa, ma poi distratta da un airone che vola basso mi giro all’improvviso e la ciminiera è li. La guardo, mi sforzo di cercarle un qualcosa che mi ispiri un pensiero positivo. Vado indietro con la memoria a cinquanta anni fa.
Penso alla desolazione di quegli anni e dell’unica (?) possibilità di sviluppo che veniva offerta in quel momento a Civitavecchia. Mando giù, penso che ormai è passato e che adesso ce ne sarebbero altre di possibilità di sviluppo e mi chiedo perché, visto che la centrale segna la fine fisica del porto, si debba per forza andare oltre quel confine messo lì probabilmente per lasciare un tratto di costa ancora accessibile e vivibile ai civitavecchiesi, intestardendosi a cercare uno sviluppo che non arriverà mai perché altre sono le priorità che devono essere affrontate e realizzate e che possono dare una reale crescita alla nostra città.
Mi dirigo verso la macchina che ho parcheggiato verso Civitavecchia, ma decido di tornare allungando un po’ e proseguendo costeggiando tutta la Frasca verso Sant’Agostino. L’odore del mare adesso è così forte che mi arriva come un fulmine che mi apre i polmoni e mi manda con i ricordi a me da bambina con i giochi nell’acqua salata del mare.
Il panorama adesso si fa sempre più bello, con il paesaggio e la sua natura così selvaggia bella da mozzare il fiato. Le voci dei bambini che giocano con i coppi per la pesca si confondono ai suoni dei gabbiani che di tanto in tanto si tuffano nell’acqua alla vista di una potenziale preda, mentre gli anziani immersi nell’acqua a cercare un refrigerio dalla calura estiva di questo inizio d’estate mi guardano incuriositi mentre scatto qualche foto. Parcheggio di nuovo la macchina e inizio a camminare. Mi sembra un sogno, è bellissimo stare qui, abbracciata dal blu colbalto del mare, dall’azzurro del cielo e accarezzata dalla brezza marina che mi lascia addosso l’odore del mare. Risalgo in macchina, torno indietro, e penso che vale la pena di farla , questa battaglia. Per quei sorrisi un po’ stanchi, per quegli occhi azzurri salveremo la Frasca. Proviamoci. Non è mai troppo tardi”.
Roberta Galletta – Presidente Italia Nostra Onlus Sez. Civitavecchia