"Secondo quanto riportato dalla stampa in merito al processo in corso per la morte di Michele Cozzolino, l’operaio rimasto vittima di un incidente sul lavoro accaduto nel 2007 nel cantiere Enel, anche l’udienza svoltasi nei giorni scorsi avrebbe ricalcato l’orientamento seguito fino ad oggi dalle indagini. Ovvero, quello di ricercare esclusivamente le ragioni che hanno determinato la caduta del tubo che ha ucciso il giovane operaio, senza accertare se fossero garantite le condizioni di sicurezza di chi transitava in quell’area. Si guarda solo alle responsabilità di quelli che stavano in alto, in primo luogo gli operai MCP. In tal senso, ora sarebbe addirittura emerso che lo stesso ponteggio su cui si stava lavorando non era stato riportato sul verbale di coordinamento in quanto l’azienda non avrebbe comunicato nulla in merito".
"Ora, è chiaro che tutto ciò debba essere adeguatamente approfondito, senza che possano rimanere ombre sul perché e il percome possa essere precipitato quel maledetto tubo. E tuttavia non riusciamo a comprendere perché fin dall’inizio di questa storia, almeno a quanto ci risulta, non si sia mai dedicata la stessa attenzione alla verifica degli accorgimenti adottati per impedire la caduta di oggetti, per proteggere il camminamento dove transitava l’operaio e per l’interdizione della stessa zona durante lo svolgimento di attività lavorative. Di tutto questo non si è parlato e si continua a non parlare, perché? Insomma, per quanto inverosimile può anche essere che il verbale di coordinamento non riportasse quel ponteggio, ma occorre ribadire che secondo le leggi vigenti quell’incidente si sarebbe comunque dovuto evitare. E’ mancata prevenzione. D’altra parte non siamo stati i soli a denunciare le condizioni di un cantiere dove le interferenze venivano spesso evitate solo sulla carta, a fronte di rischi strutturali dovuti soprattutto all’organizzazione dei lavori, ai tempi di realizzazione eccessivamente ristretti, ai troppi lavoratori impegnati contemporaneamente, alla quantità di attività svolte in verticale, ai ritmi produttivi costantemente incrementati per arrivare quanto prima all’accensione dei gruppi. Riteniamo quindi inaccettabile che non venga accertato se siano state o meno adottate tutte le misure di sicurezza previste, da assumere a prescindere dall’eventualità di un incidente. Tutti sanno che nel cantiere di Torrevaldaliga Nord sono più volte precipitati oggetti di vario genere, spesso ben più pesanti di un tubo: se è vero che solo per casualità non hanno determinato vittime vuol dire che qualcosa non funzionava. Qualcuno ci vuole dire se quello specifico camminamento era o meno protetto e se le procedure volte alla prevenzione sono state adeguatamente adottate?".
Civitavecchia, 20/09/2010 USB Lavoro privato