Altra settimana di quasi niente, di bla bla scontati senza che ci sia stata un’impennata d’orgoglio, un qualcosa che possa aver portato l’opinione pubblica a pensare: “ecco qua, visto che abbiamo la testa e gli attributi per trovare la soluzione ai problemi?”. Oltretutto, a peggiorare il tono dell’umore ci sono adesso anche le conseguenze del terribile nubifragio del 25 ottobre, altra dimostrazione di come ci si ricordi della difesa del territorio solo quando arrivano le catastrofi, secondo una consolidata cultura dell’emergenza ma non della programmazione. Eppure sono anni, ormai, che avvengono calamità conseguenti ai cambiamenti climatici. Ma in questo meraviglioso Paese si investe in altro, ultimamente soprattutto nelle spese militari.
Chissà, magari se i militari e il Genio venissero utilizzati in una straordinaria opera di innalzamento degli argini dei fossi, forse col tempo si riuscirebbe ad attenuare gli effetti delle “bombe d’acqua”. Chissà, ma la vediamo difficile. Più semplice investire in armamenti, pare. Intanto, la settimana appena trascorsa ci ha nuovamente regalato numeri importanti. Quelli riguardanti i lavoratori Enel che nell’arco dei prossimi due anni saranno costretti a lasciare Civitavecchia: 124 famiglie, orientativamente tra le 300 e le 400 persone, che si trasferiranno altrove e porteranno i loro stipendi, i loro soldi in un’altra città. Un esodo silenzioso, che interesserà probabilmente anche addetti delle imprese dell’indotto Enel, costretti a emigrare per avere possibilità di lavorare. Un film in parte già visto quando venne chiuso il cantiere Privilege e tanti metalmeccanici civitavecchiesi si trasferirono altrove per avere la possibilità di portare la “pagnotta” a casa. Ai 124, per arrivare a 150 e “fare numero pari”, si potrebbero sommare i 26 di Port Mobility in odore di licenziamento perché la società non regge economicamente le nuove regole imposte dal gestore della darsena traghetti. Ci sta. Non ci sta che però, a quanto pare, all’interno del consiglio di amministrazione di Port Mobility qualcuno abbia pensato di rimpinguare uno stipendio di per sé già abbondantemente lauto. Per carità, niente di illegittimo o illegale. E’ solo un discorso di sensibilità. Anche qui, però, come nel caso dei 124 dipendenti Enel con biglietto di sola andata, il denominatore comune è il silenzio. Tutto tace in una città un tempo giudicata “chiacchierona”. Tutto tace, a partire dall’Autorità Portuale che nella vicenda Port Mobility dovrebbe avere funzioni di controllo e che mostra di trovarsi nell’imbarazzo più totale, essendo tornata come azionista all’interno della società di interesse generale. Shhh, silenzio. Tanto a urlare ci pensano i numeri.