Dopo la prova generale, alla presenza del regista Ettore Scola, “Che ora è?”, il lavoro teatrale di Paola e Silvia Scola, ridotto dall’omonimo film interamente girato a Civitavecchia nel 1988, è stato proposto al pubblico delle scuole al Traiano con Pino Quartullo regista e protagonista nel ruolo interpretato per il grande schermo da Marcello Mastroianni.
Il titolo provvisorio “Conosci Civitavecchia?” fu accantonato dal regista Ettore Scola che nel corso della lavorazione gli preferì “Che ora è?”. Ma il film è un grosso tributo a Civitavecchia: il dialogo serrato, l’incontro e lo scontro fra padre e figlio si svolgono nella cornice di una città inconfondibile: il porto delle nebbie, la Calata nella notte profonda e la Fontana del Mascherone, il viale con le giostre, l’atmosfera piovigginosa, le luci velate. Soltanto “Marisa la civetta” di Bolognini è più ricco di immagini di Civitavecchia di questo film dal tiepido successo, prova di grande bravura di Marcello Mastroianni e Massimo Troisi. Troppo legato al linguaggio teatrale per alcuni critici. Da questo peccato originale deriva la scelta di proporre a teatro l’incontro di Michele e di suo padre Marcello nella città in cui il giovane fa il servizio militare di leva e trova la serenità nel piccolo mondo di provincia. In questa rilettura della sceneggiatura, le figlie di Ettore Scola, Paola e Silvia propongo i temi del film: il confronto fra la grande città e il piccolo centro, le astuzie del padre e l’ingenuità disarmante del figlio, la storia di famiglia, con continui passaggi dalla tenerezza alla violenza dei rapporti, lo scontro fra generazioni. Il lavoro, viene presentato al pubblico delle scuole, per la regia di Pino Quartullo che si propone nel ruolo del padre, interpretato sullo schermo da Marcello Mastroianni, mentre il figlio, Massimo Troisi, in questa versione è il rapper napoletano Clementino con Valentina De Giovanni che è Loredana, la ragazza di Michele il ruolo ricoperto nel film da Anne Parillaud. L’attenzione dei ragazzi ai dialoghi dei protagonisti, nella scena vuota e con il solo ausilio delle luci, conferma la validità dei contenuti e la bontà della scelta.