Le indagini condotte dall’Istituto Superiore di Sanità e dal dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio, illustrate nel famoso studio ABC dove veniva osservata la correlazione tra agenti inquinanti e salute nel territorio, lo avevano esplicitamente affermato: l’incidenza delle navi da crociera e del traffico ad esse correlato è notevole in riferimento ai valori dei biossidi di azoto.
Il fatto che, dopo quattro mesi di valori ben al di sotto della media, i biossidi siano tornati a salire, avvalora ulteriormente la tesi, visto che in quei quattro mesi, da novembre a marzo, il traffico crocieristico è minimale, mentre le centrali termoelettriche hanno funzionato come ora e il traffico cittadino è praticamente rimasto invariato. Non ci riferiamo, ovviamente, alla sola presenza delle grandi navi in porto, che hanno comunque una loro incidenza sotto l’aspetto della qualità dell’aria. Ci riferiamo, anche e soprattutto, a tutto ciò che si lega al traffico crocieristico, ovvero alla decine e decine, a volte centinaia e centinaia, di pullman gran turismo e pulmini ncc che percorrono in lungo e in largo la città da mattina a sera, prima per trasferire i turisti da Largo della Pace a Roma e poi per far ritorno dalla capitale. Un andirivieni quotidiano che non può non avere una incidenza sull’ambiente. Potremo sbagliarci e magari saremo smentiti dai prossimi report di Arpa Lazio, ma la sensazione è che nelle prossime settimane, in concomitanza con l’ulteriore aumento delle presenze delle navi da crociera, si assisterà ad una nuova costante crescita dei valori dei biossidi di azoto. Il tutto, nel silenzio assoluto di chi dovrebbe operare a salvaguardia della salute dei cittadini e, soprattutto, dei grandi armatori del settore crociere, le quali, come visto, continuano a fare profitti milionari, ma se ne infischiano altamente del territorio nel quale operano, cercando di contenere al massimo i costi e non lasciando nulla, ma proprio nulla nel campo della sanità e del sociale.