“La notizia riportata dal quotidiano La Repubblica del Protocollo d’Intesa firmato dal Ministro La Russa e dal Sindaco Alemanno a proposito dell’individuazione di Allumiere come sito per la “Cittadella della Monnezza”, comprendente la nuova discarica di Roma e ogni altra nocività possibile in tema di rifiuti, non aggiunge molto a quanto si sapeva”. È il commento sulla vicenda del consigliere comunale dei Verdi, Alessandro Manuedda.
“Al di là delle smentite imbarazzate e imbarazzanti arrivate nei mesi scorsi, sia sulla notizia in sé, sia sullo squallido quadretto di figure istituzionali che non si vergognano di tramare nell’ombra progetti destinati a cambiare in peggio la vita di decine di migliaia di persone – dichiara Manuedda – il fatto che l’unica beneficiaria di questa operazione dissennata sia l’Ama, ovvero la società che gestisce i rifiuti per il Comune di Roma e che, l’altro, nei prossimi mesi sarà ampiamente privatizzata, costituisce un’aggravante di indubbio rilievo. È giunto il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Ad oggi, infatti, il Protocollo La Russa-Alemanno è solo un pezzo di carta offensivo che prevede l’installazione di impianti per il trattamento dei rifiuti in un’area come la Zona a Protezione Speciale dei Monti della Tolfa dove tale attività è vietata. Solo la dichiarazione dell’emergenza rifiuti nel Lazio potrebbe consentire di scavalcare il divieto e questo perché viviamo in un Paese dove la certezza del diritto è defunta da tempo e i tristemente famosi commissari straordinari per i rifiuti sono autorizzati per decreto a infrangere la legge, con effetti, per i territori e per la salute umana, non molto diversi da quelli prodotti, nello stesso campo, dall’azione della criminalità organizzata. In generale è necessario l’impegno di tutti per una corretta gestione dei materiali post-consumo, che abbia come fondamento la riduzione della produzione dei cosiddetti rifiuti e la raccolta differenziata porta a porta finalizzata al riutilizzo e al riciclo dei materiali e della frazione organica. La rapida attuazione di queste politiche eviterebbe per sempre lo spettro dell’emergenza e, a fronte di una coscienza civile indubbiamente pronta, trova l’unico ostacolo nella volontà politica. In particolare, per evitare l’ipotesi prevista per Allumiere o per altre situazioni simili nei territori delle Province, è necessario modificare il Piano Rifiuti, che, contrariamente a quanto spesso si afferma, non è stato approvato dalla Regione ma semplicemente adottato dalla Giunta Regionale. L’approvazione sarà compito, nei prossimi mesi, del Consiglio Regionale che, se vorrà, potrà ripristinare gli ambiti territoriali per la gestione dei rifiuti nella forma in cui li abbiamo conosciuti fino ad oggi, ovvero con la città di Roma che costituisce ambito a sé e come tale deve individuare sul proprio territorio i siti necessari. Mi aspetto che le Province, nel nostro caso quella di Roma, contestino con fermezza la nuova suddivisione degli ambiti territoriali. Allo stesso tempo è fondamentale che tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, che si sono dichiarate contrarie all’ipotesi-Allumiere si attivino con urgenza e decisione presso i propri rappresentanti in Consiglio Regionale per ottenere il ripristino degli ambiti precedenti, escludendo quindi la possibilità per la città di Roma di trattare i territori provinciali come discariche. Chi vuole, può ancora dimostrare di essere contrario, non solo a parole, all’inferno dei rifiuti progettato per questo territorio. Se non si riuscirà in questa azione unitaria, saremo di fronte all’ennesima devastazione sanitaria, economica ed ambientale, che, come sempre, non sarà frutto di una maledizione, ma di precise responsabilità politiche”.