Non è ancora ripresa, all’ospedale San Paolo, l’attività del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. A oltre tre mesi dall’incendio che nella notte tra l’11 e il 12 agosto scorsi aveva coinvolto un paziente, rimasto gravemente ferito e in seguito trasferito all’Ospedale Sant’Andrea di Roma, il reparto non ha infatti ancora riaperto i battenti e il caso sta lentamente assumendo i contorni di un un vero e proprio giallo.
A nulla, fin qui, sono valse le pressioni della direzione sanitaria della Asl Roma F e la richiesta di dissequestro inoltrata alla Magistratura, nella speranza che l’inchiesta, tendente ad accertare responsabilità a vari livelli rispetto a quanto avvenuto quella notte, venisse conclusa in fretta. Come si ricorderà, l’indagine deve chiarire le cause dell’incendio e le ragioni del malfunzionamento dell’allarme fumi, installato all’interno del reparto solo pochi anni fa, e delle porte di accesso che, rimanendo bloccate, avevano ostacolato i soccorsi. Considerato il pedurare dell’inchiesta, nei mesi scorsi era stata avanzata anche l’ipotesi di chiusura definitiva per il reparto, poi prontamente smentita dal direttore sanitario aziendale Antonio Carbone, che l’aveva definita “totalmente priva di fondamento”. Nelle ultime settimane, però, si sono fatte largo nuove indiscrezioni, riguardanti in particolare i controlli effettuati dai Carabinieri del Noe nei giorni immediatamente successivi all’incidente. Stando ai si dice gli uomini del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma avrebbero riscontrato alcune irregolarità anche negli altri reparti, alle quali comunque l’Azienda Sanitaria avrebbe immediatamente riparato ma che, tuttavia, giustificherebbero un certo ritardo da parte della Asl nei lavori di sistemazione del reparto di psichiatria. Quel che è certo, al momento, è che proseguono i disagi dei pazienti del reparto psichiatrico e delle loro famiglie, considerato che, come spiegato in precedenza dal Trcgiornale, attualmente al San Paolo è presente un medico di turno incaricato di esaminare i pazienti con disturbi psichici. Nel caso in cui per loro sia necessario il ricovero, questi vengono indirizzati verso altre strutture della Regione. Un trasferimento comunque non semplice, visto che anche i reparti psichiatrici degli ospedali romani sono al limite del collasso.