Santa Fermina, patrona di Civitavecchia
Fermina, figlia del Praefectus Urbis, Calpurnio, della nobile e ricca famiglia dei Pisoni, nacque a Roma nel 272 d.c. ed abbracciò giovanissima la via del cristianesimo. L’agiografia ci tramanda anche varianti sul suo nome ovvero: Ferma, Firma e Firmina il cui significato è comunque sempre lo stesso: costante, salda nei propositi, ferma nella fede e fedele ed ha per emblema una palma. Il culto legato, invece, alla giovane santa, protettrice dei naviganti, ha origine a Civitavecchia verso la metà del XVII secolo, scegliendola quale Patrona e festeggiandola il 28 aprile.
Stando all’enciclopedia dei Santi, un “Consularis” chiamato Olimpiade che aveva tentato di sedurre Fermina, fu da lei convertito e subì il martirio per la fede. Quindi la giovane romana lo seppellì il 1° dicembre in un suo fondo detto Agulianus ad otto miglia dalla città di Amelia, in Umbria. Secondo la “Passio” sarebbe stata seppellita il 24 novembre nel medesimo posto dopo essere martirizzata da Diocleziano. Venti giorni dopo il suo carnefice, Ursianus si convertì, andò a Ravenna, si fece battezzare dal prete Valentino e venne poi ucciso il 13 dicembre. Secondo un’altro documento, invece, pur restando invariata la storia di Fermina, ci viene trasmesso che la Santa sia stata, invece, sepolta a Civitavecchia il 20 dicembre e non ad Amelia. Ed ancora, in un terzo testo è descritta poi 1’invenzione delle sue reliquie in Amelia verso la fine del IX sec., sebbene da cinquecento anni se ne ignorasse completamente l’ubicazione. Varie sono le ipotesi sul valore di queste notizie a proposito della Santa venerata in due distinte celebrazioni, in altrettante cittadine differenti. Non ultima la congettura dell’identificazione delle tre vergini e martiri Firmina, Felicissima e Illuminata, tutte e tre venerate in Umbria, da ritenersi nomi simbolici di una sola persona.
Ma perché Santa Fermina ha un forte legame con Civitavecchia?
Dopo l’Editto di Nicodemia, gli imperatori Diocleziano e Massimliano intrapresero una nuova persecuzione contro i cristiani. Stando alla storia fu la decima e fu la più feroce. Quindi in quel periodo Fermina, appena quindicenne, per sfuggire la persecuzione si imbarcò ad Ostia per recarsi al Porto di Centocelle, ora Civitavecchia per confortare gli esiliati e predicare il vangelo. Durante la navigazione scoppiò improvvisamente una violenta tempesta. L’imbarcazione su cui la ragazza ed altre persone si trovavano era fragile e stava per naufragare.
Quindi Fermina si mise a pregare inginocchiandosi in mezzo alla nave perché le onde ed il vento si placassero. La tempesta terminò all’istante e la barca giunse in porto senza danni ed i marinai testimoni del prodigio le caddero ai piedi assurgendola a loro protettrice. I Centumcellensi, presi da ammirazione, la proclamarono Patrona della città e più tardi, poco lontano dal punto di approdo della giovanetta, eressero la Chiesa matrice di S. Maria, dedicando un altare alla Santa. Nei pressi dove ora sorge la fortezza Giulia (Forte Michelangelo) esiste una grotta, la Grotta di S. Fermina, così chiamata perché la giovanetta giunta nella città traianea, invece, di scegliersi una dimora adatta al suo rango, dimorò in una angusta grotticella, oggi appunto incorporata nella mura del forte e vi soggiornò due anni. La grotta, aperta al pubblico durante la festa patronale, non è più larga di cinque palmi, ne più lunga di otto; in essa si trova ancora oggi un sasso sul quale, secondo la tradizione popolare, la santa poggiava il capo nei pochi momenti in cui si concedeva il sonno. Secondo le cronache antiche la terra di questa grotta era miracolosa e, cosparsa sulle parti malate degli infermi dopo che questi avevano invocato la santa, operava guarigioni istantanee. Quando Fermina lasciò Civitavecchia per andare in Umbria fece una solenne promessa e disse ai centumcellensi che non si sarebbe mai dimentica di loro, ne della loro città. Fermina giunta ad Amelia, visse vita eremitica, rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e all’amore.
Sorpresa dalla persecuzione contro il cristianesimo, denunciata come cristiana, S. Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati. Durante il suo martirio si verificarono fatti inspiegabili. Orsicino, incaricato da Megezio di flagellarla, cadde a terra con un braccio paralizzato nel momento in cui stava per sferrarle il primo colpo. Il braccio guarì successivamente alle preghiere della Santa ma a seguito di questo miracolo Orsicino si fece cristiano. Il giudice Megezio, non soddisfatto delle atroci sofferenze inferte alla giovinetta ordinò che la giovane Santa venisse legata ad una trave con i capelli e che una volta sospesa, le venisse accesso sotto ai piedi del fuoco. Fermina morì Il 24 novembre del 304 all’età di 25 anni ed i resti del corpo vennero segretamente sepolti fuori Amelia dai Cristiani e vi restarono sei secoli, quando nell’ 870 vennero trovati e da allora sono custoditi nella Cattedrale della cittadina Umbra. A Civitavecchia, il simulacro della santa protettrice dei naviganti, presente nella chiesa di S.Francesco d’Assisi o Cattedrale, è raffigurato con la palma ed il manto rosso del subito martirio, mentre solleva con la destra una pregevole galea d’argento.
Il 28 Aprile di ogni anno ha luogo in suo onore la festa civile e religiosa e la sua statua durante la processione viene portata a spalla da pescatori, marinai e portuali seguita da Autorità Militari, civili e da tutti i fedeli. Giunta al porto, la statua viene posta su un rimorchiatore e tra il suono delle sirene dei piroscafi ancorati nel porto, alle quali fanno eco tutte le campane delle chiese, compie il giro dello scalo marittimo che si conclude con la benedizione del mare.