A difendere Pietro Tidei in questa vicenda è l’avvocato Lorenzo Mereu, al lavoro per cercare di capire prima di tutto da dove sono usciti i video che ritraggono il sindaco di Santa Marinella in atteggiamenti intimi con alcune donne. “Sappiamo che la scorsa settimana c’è stata una perquisizione a casa del consigliere comunale Angeletti – spiega il legale – seguiamo gli sviluppi, ma certamente c’è stato qualche errore”.
Questa la ricostruzione dei fatti dell’avvocato Mereu:
1. Il Sindaco Pietro Tidei nel 2022 denunzia un tentativo di corruzione che coinvolge alcune persone che rivestono anche ruoli istituzioni e politici;
2. La Procura della Repubblica inizia le indagini e nell’ambito di tale attività dispone, tra gli altri mezzi di ricerca della prova, l’intercettazione ambientale che viene eseguita anche dentro alcuni locali del Comune di Santa Marinella;
3. Tramite l’intercettazione ambientale vengono captati, come sempre accade, sia elementi utili di indagine e sia fatti totalmente inutili (che riguardano persone terze)
4. Tra le intercettazioni di fatti inutili ed estranei all’attività di indagine vi sono i famosi video di cui si sta parlando freneticamente in questi giorni;
5. Dopo la chiusura delle indagini (che presuppone, sotto il profilo tecnico processuale, l’intenzione del P.M. di procedere penalmente nei confronti dei soggetti indagati) il PM mette a disposizione degli indagati i file di indagine da lui ritenuti utili e pertinenti al processo;
6. Dopo questo passaggio vi è stato nel caso in esame, un corto circuito: non si è in grado di comprendere bene quello che è successo perché ancora la persona offesa dai reati, il Sindaco Tidei, non ha ricevuto alcun atto che gli consenta accedere al fascicolo di indagine e quindi di controllare e comprendere quello che realmente accaduto.
Secondo Metreu, si posson fare ipotesi.
Prima di ipotizzare quello che può essere accaduto è necessario evidenziare che la Legge impone che il trattamento dei dati captati venga effettuato nel seguente modo:
a. Le intercettazioni che il PM ritiene rilevanti sono messe subito a disposizione delle difese che possono subito estrarne copia (tra queste non rientrano i famosi video in parola);
b. Le intercettazioni che il PM ritiene non utili e potenzialmente in grado di provocare danni a persone estranee ai reati di cui all’indagine vengono inseriti in uno speciale archivio (i video di cui stiamo parlando dovrebbero essere stati inseriti in questo archivio).
c. I dati presenti in tale archivio “riservato” possono essere solo “ascoltati e visionati” dai legali degli indagati, che quindi non possono in questa fase estrarne copia.
d. Gli indagati ove ritengano utile acquisire anche i file che sono presenti in tale archivio debbono presentare richiesta alla quale deve essere data una risposta motivata.
7. Nel caso in esame un indagato ha ottenuto i dati sensibili presenti nell’archivio “riservato” che non riguardano fatti utili alle indagini e ne ha diffuso il contenuto.
“In buona sostanza si può affermare che vi è stato un enorme errore nel consentire agli indagati di avere a disposizione atti del giudizio estranei ed irrilevanti per la loro difesa ma assolutamente necessari, dal loro punto di vista, per denigrare non solo un avversario politico ma colui che con coraggio ha denunziato le loro malefatte.
Quello che è accaduto e sta accadendo è un fatto di enorme gravità e a pensarci bene, può accadere sa tutti: chiunque, pur adottando comportamenti corretti può, indirettamente, essere trasformarsi in vittima di chiunque usi un indagine da cui sono sfuggiti inavvertitamente segreti per avvalorare qualsiasi tesi o muovere qualsiasi accusa sul piano privato.
Il compito della Giustizia è quello però di impedire che tali aspetti possano essere diffusi urbi et orbi, come invece è tristemente accaduto in questo caso”.