“Pensiamo che Amministrazione Comunale e Autorità Portuale di sistema non possano rimanere estranei e debbano far sentire la loro voce in maniera determinata, assumendo posizioni precise ed intransigenti a difesa del lavoro e della imprenditoria locali e per quanto ci riguarda noi non vogliamo assistere in maniera neutrale allo scontro in atto”. Sono i passaggi chiave di un lungo intervento nel quale tre ex segretari generali della Camera del Lavoro di Civitavecchia, Fabrizio Barbaranelli, Piero Alessi ed Eraldo Riccobello, intervengono nella vertenza iniziata a seguito della decisione di Enel di mettere a gara il servizio di assistenza alle carboniere che ormeggiano alla banchina di Torre Nord.
“Ci sembra doveroso, ma persino insufficiente – esordiscono – esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori portuali scesi in lotta per difendere il lavoro. Vogliamo anche aggiungere che non ci sembrerebbe giusto che a condurre questa lotta fossero soltanto i portuali, quasi in solitudine, perché il tema, lanciato sul tavolo con la forza di una sfida, investe gli interessi generali della città e del suo porto e quindi è problema della intera collettività. Se, per meschini ed incomprensibili calcoli di parte, ciò venisse trascurato o smarrito del tutto si perderebbe un’altra straordinaria occasione per rimettere al centro della scena cittadina il lavoro ed il mondo dell’impresa. Perché il punto vero di questa vertenza è da un lato la difesa dell’occupazione, in quantità e qualità, dall’altro la tutela dei legittimi interessi di una imprenditoria locale che, se opportunamente sostenuta, può dare significative risposte al dramma occupazionale che nella città ha raggiunto tassi di meridionalizzazione preoccupanti. Qui è però un’altra questione, che è lo sfondo sul quale tutta la vicenda si consuma: si tratta del rapporto di subordinazione all’ENEL e alla sua presenza sul territorio da parte della città e dei suoi attuali amministratori. Abbiamo per decenni ceduto territorio, pagato un alto prezzo in termini di salute e di ambiente, abbiamo soprattutto condizionato lo sviluppo della nostra economia agli insediamenti di produzione elettrica, al servizio di interessi nazionali. Un sacrificio grandissimo che la città ha subito costretta dalle tante emergenze occupazionali e nella speranza che si traducesse in lavoro e sviluppo. E’ pensabile che l’Enel possa essere del tutto sordo a considerazioni di ordine economico e sociale nella città che più di altre ha pagato prezzi così alti per i suoi insediamenti? Sono queste altrettante buone ragioni per non subire scelte che penalizzano questo territorio. Il problema è dunque molto più articolato e di principio che non una discussione sulla applicazione delle norme sugli appalti e su quanto queste siano più o meno aderenti alle normative. Noi pensiamo che la questione trascenda persino la mera clausola sociale adottata, se questa cioè sia sufficiente a garantire i livelli occupazionali, se copre gli organici nella loro interezza, se il tutto avviene alle medesime condizioni di dignità salariale e per quanto tempo la clausola in questione offrirebbe coperture.
Non può essere solo questo il punto perché comunque il nostro territorio si impoverirebbe ulteriormente. Per quanto ci riguarda noi non vogliamo assistere in maniera neutrale allo scontro in atto. Vogliamo, con chiarezza, dire da che parte stiamo: siamo dalla parte dei portuali, e non solo per una scontata forma di solidarietà, ma perché si tratta di un problema che pensiamo riguardi l’intera collettività e quindi sentiamo di essere direttamente parte in causa”.