Anche l’Usb locale parteciperà allo sciopero generale in programma venerdì prossimo, attraverso il quale si vogliono avanzare una serie di richieste al Governo. Anche a Civitavecchia, secondo l’organizzazione sindacale, la situazione non è migliore: ci sono precarietà, bassi salari, disoccupazione giovanile alle stelle e un clima di costante crisi all’interno dei più importanti poli logistici e produttivi della zona.
“In Italia milioni di lavoratori e lavoratrici subiscono da anni il peggioramento costante delle condizioni lavorative tra precarietà, flessibilità, continue richieste di aumentare produttività e ritmi di lavoro, part time obbligatorio, effetti del Jobs Act, licenziamenti indiscriminati e condizioni di sicurezza sempre peggiori.
Milioni di lavoratori e lavoratrici hanno visto il loro salario fissato, da contratti nazionali firmati troppo benevolmente, al di sotto dei 7 euro.
Per anni i ceti più popolari del nostro Paese si sono visti erodere molti di quei diritti sociali previsti e garantiti dalla carta costituzionale: diritto alla salute, diritto alla casa, diritto all’istruzione pubblica, diritto ad un trasporto pubblico efficiente. Tra il 1990 e il 2020 l’Italia è stato l’unico paese dell’Unione Europea in cui i salari si sono abbassati (precisamente del 2,9%) e dove l’inflazione galoppante ha fatto diminuire drasticamente il potere d’acquisto di lavoratori e lavoratrici.
Nel contesto locale le cose non vanno di certo meglio rispetto all’ambito nazionale. Precarietà, bassi salari, disoccupazione giovanile alle stelle e un clima di costante crisi all’interno dei più importanti poli logistici e produttivi della zona, fanno di Civitavecchia e del suo comprensorio uno dei territori più depressi della regione Lazio.
Dinanzi a questa drammatica situazione economica e sociale l’USB ha sentito dunque la necessità di mettere in campo un percorso di lotta e mobilitazione che non si limiti ad un elenco di rivendicazioni ambigue e generiche, ma che, a partire dallo sciopero generale del prossimo 26 maggio, avanzi al governo richieste chiare, radicali ed inequivocabili:
• Subito 300 euro netti di aumento in busta paga per tutti i lavoratori e le lavoratrici
• Stipendi legati alla reale inflazione
• Salario minimo a 10 euro l’ora
• Prezzi e tariffe calmierati