“Non sarebbe stato il caso di replicare all’ennesima presa di posizione delle Donne in difesa della legge 194 se non fossero state allineate tante falsità come nei comunicati diffusi il 18 maggio e il 4 giugno. In breve riassumiamo la questione e la nostra posizione. Le parole definitive sull’aborto sono state pronunciate da papa Francesco nell’udienza generale del 10 ottobre 2018: «Un approccio contraddittorio consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io vi domando: è giusto “fare fuori” una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema».
“Se c’è un morto, un essere umano fatto fuori, c’è un cadavere da seppellire: e questo fa da sempre l’Associazione difendere la vita con Maria. Che invece non si occupa, come falsamente e artatamente si legge nel comunicato, della legge 194/1978: quelle «processioni e i monumenti all’indegnità della donna» di cui si parla sono semplice frutto d’una fantasia a briglia sciolta. La nostra associazione seppellisce bambini non nati e non indaga i motivi per cui una donna abbia deciso di abortire né si occupa di modifiche inerenti la legge 194/1978.
Quanto alla legge 285/1990 essa stabilisce la sepoltura dei feti abortiti per qualunque causa da parte dei parenti o chi per essi. Nel caso in cui tali feti non vengano richiesti entro le 24 ore definite dalla norma a occuparsene è la nostra associazione (quel “chi per essi” appena richiamato) senza costi a carico delle strutture sanitarie e dei comuni. Ricordiamo che l’onore e la pietà verso i bambini non nati costituiscono un gesto semplice ma decisivo nella promozione della vita umana. E aggiungiamo che la legge 285/1990 è completata dalla circolare del ministro della Sanità datata 16 marzo 1988 che testualmente recita: «Si ritiene che il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta (quella dei genitori relativa agli embrioni abortiti di presunta età inferiore alle venti settimane: ndr)» perché lo «smaltimento attraverso la rete fognante o i rifiuti urbani ordinari costituisce violazione del Regolamento di Polizia mortuaria e del regolamento di igiene» così come lo «smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali (ex artt. 2 e 14 Dpr 10.9.1982 e punto 2.2 Deliberazione 7.7.1984 del Comitato interministeriale di cui all’art. 5 del Dpr 10.9.1982 n. 915) seppur legittimo urta contro i principi dell’etica comune». Infine: la legge 285/1990 all’art. 50 comma d) precisa che «nei cimiteri devono essere ricevuti quando non venga richiesta altra destinazione i nati morti e i prodotti del concepimento».
Questi sono i fatti che confutano quell’intento di speculazione politica e ideologica che il comunicato mira ad attribuirci. L’aborto produce un cadavere e questo cadavere va seppellito. Ogni cadavere ricade sempre sulla coscienza collettiva perché pone una domanda: ci sono cose che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto per evitarlo? Può darsi che la coscienza delle Donne in difesa della legge 194 ne sia scossa in modo particolare ma bugie e strumentalizzazioni non sono una risposta al bisogno di rispettare e di onorare i morti”.
ASSOCIAZIONE DIFENDERE LA VITA CON MARIA