“Il traffico delle banane è tornato a Civitavecchia dopo 15 anni solo perché nel frattempo era stato realizzato il terminal frutta alla banchina 24”. Lo precisa il vice presidente della Cfft, Sergio Serpente, che torna sulla vicenda relativa alla sempre più possibile conclusione del rapporto con la Chiquita per chiarire ancora una volta i termini della controversia. Serpente ricorda che il contatto con la multinazionale è arrivato al termine di una lunga azione promozionale condotta a livello locale e che per i primi anni la frutta arrivava a bordo delle navi convenzionali. Solo negli ultimi tempi è arrivata la “contaneirizzazione” della merce.
“A quel punto – riprende il vice presidente della società italo-belga – si è posto il problema di poter dare nuove risposte a una tipologia di traffico che stava cambiando. In un incontro svoltosi a Berlino nel febbraio dello scorso anno, il presidente Di Majo rispose positivamente alla richiesta dei rappresentanti della Chiquita di poter continuare a servirsi della banchina 24, sottolineando che era comunque necessaria una nostra richiesta al riguardo”. Richiesta che è poi arrivata, così come l’investimento delle gru semoventi necessarie per poter movimentare i container, avvenuto dietro preventiva informazione all’Autorità Portuale. Serpente ricorda ancora che nel maggio scorso, di fronte alle prime difficoltà, la Chiquita aveva già informato con una lettera il massimo esponente di Molo Vespucci della sua intenzione di spostare il traffico verso un altro porto qualora a Civitavecchia fossero emersi problemi. “Proprio ieri sera – racconta ancora il vice presidente di Cfft – ho ricevuto una telefonata molto delusa di Stefano Di Paolo, il massimo esponente europeo di Chiquita, reduce da due distinti colloqui telefonici col presidente Di Majo. Deluso perché si è reso conto che l’Autorità Portuale non ha ancora ben compreso le diverse fasi della logistica, ovvero che a decidere la destinazione della merce non sono i terminalisti, ma i detentori del prodotto, in questo caso la multinazionale della frutta, che decidono dove e come andare a scaricarla”. E la chiusura della telefonata non è stata assolutamente confortante, perché il massimo rappresentante europeo di Chiquita ha confermato che, seppure con grande dispiacere per le imprese e i lavoratori locali per la professionalità e serietà riscontrate a Civitavecchia, non tornerà nel porto finché non si sarà ben compresa la realtà delle cose.
In ultimo, il vice presidente della Civitavecchia Fruits Forest Terminal replica ad alcuni passaggi dell’audizione del presidente Di Majo di fronte alla commissione trasporti della Regione. “Attendere fino alla sentenza di merito del Tar – spiega – era assolutamente condivisibile, visto che lo stesso tribunale amministrativo, citando l’articolo 55 comma 10, ha voluto sottolineare la fondatezza del nostro ricorso. Vorrei poi precisare che, contrariamente a quanto viene sostenuto, non c’era alcuna bozza di accordo tra noi e la Rtc. Quest’ultima aveva solo formulato una serie di proposte che non potevamo assolutamente prendere in considerazione. Per cui, considerando anche la lettera che la multinazionale della frutta aveva inviato a Molo Vespucci nel maggio scorso e l’ampio risalto che la vicenda ha da settimane sugli organi di informazione, come si fa a definire inaspettata la decisione di abbandonare il porto di Civitavecchia?”
2 Comments
pinco
Serpente, devi dire la verià
filodema.75@gmail.com
Gentile “pinco”, premesso che non abbiamo mai nascosto nulla, il Signor Serpente, e tutto lo staff del CFFT saranno ben lieti di comunicare con te non appena renderai note le tue generalità.