“Siamo in una fase di decisioni, molti a Civitavecchia hanno problemi e noi non facciamo eccezione”, ha detto all’aula Pucci il rappresentante della Albani & Ruggieri, Mario Panunzi, facendo riferimento ad una situazione di crisi che potrebbe coinvolgere i 150 dipendenti in caso di fine del servizio di teleriscaldamento assicurato dall’esercizio della centrale a carbone.
Ma dietro la segnalazione dell’emergenza c’è anche stata l’indicazione di una soluzione, vale a dire lo sfruttamento dei pozzi geotermici che insistono proprio nella zona di Pantano. Ci sarebbe stata anche, tre mesi fa, una lettera inviata ad Enel per convincerla a rinnovare i pozzi e moltiplicare la loro potenza e profondità: attualmente i pozzi arrivano massimo a 400 metri e ciò basta a che la metà dei venti ettari di serre dell’azienda produttiva sia alimentata da questa energia pulita e a bassissimo costo, mentre l’altra metà con il teleriscaldamento. Senza quel tipo di sostegno sarebbero appunto 150 i dipendenti a rischio, mentre invece ampliare lo sfruttamento geotermico significherebbe comportare un aumento dell’attività produttiva e quindi nuove assunzioni, invertendo la drammatica tendenza che si registra oggi sul territorio. “Si tratta di un progetto di immediata fattibilità”, ha sottolineato il rappresentante della Albani & Ruggieri, che però ha chiesto ad Enel e istituzioni il sostegno economico.
Non resta che sperare che le parole dette dieci giorni fa nella solenne sede del consiglio comunale abbiano nel frattempo già avuto ascolto…