Sfilata di testimoni dell’accusa nel processo per la morte di Sergio Capitani, l’operaio della ditta Guerrucci deceduto il 3 aprile 2010 mentre stava lavorando al cantiere della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Questa mattina, in Tribunale, il Giudice Francesco Filocamo ha ascoltato sette operai, di cui cinque della ditta Guerrucci e due della ditta Tecnostrutture che stavano lavorando al cantiere il giorno prima della tragedia.
Questi ultimi hanno affermato che il 2 aprile avevano cercato invano di sturare la tubazione, posta a 12 metri di altezza e ostruita dall’ammoniaca che, raffreddandosi, aveva formato una sorta di tappo, ma non essendoci riusciti avevano rimandato le operazioni al giorno successivo. Il giorno successivo, l’Enel ha comunicato alla Tecnostrutture di aver affidato i lavori alla ditta Guerrucci. Stando alla ricostruzione condotta dai testimoni dell’accusa, la squadra di operai della Guerrucci, di cui faceva parte anche Capitani, ha provato a sturare la tubazione utilizzando un forte getto a pressione di acqua, direttamente all’altezza della tubazione stessa. Ma Capitani, nel corso dell’operazione, è stato investito dal getto di liquido fuoriuscito dalla tubazione a una pressione tale da scaraventarlo contro una trave di ferro. Secondo quanto emerso in udienza, gli operai erano dotati di dispositivi di protezione individuali, come elmetti e protezioni per arti e occhi, ma questi non sarebbero stati idonei alla pericolosità dell’operazione. Dalle testimonianze degli operai della ditta Guerrucci, inoltre, è scaturito che tutta la squadra si era posizionata lateralmente alla tubazione, e si era sempre tenuta a debita distanza dal getto di acqua nel corso dell’operazione di sturamento. Alla prossima udienza, fissata al 26 febbraio, ci sarà l’eventuale obiezione degli imputati e si passerà poi a sentire i testimoni delle difese.