Una crisi di proporzioni immani che fa vittime in tutta la Regione. Un deficit pauroso per la sanità del Lazio, figlio della dissennata gestione Storace della Pisana, gestione che ha conosciuto non pochi risvolti giudiziari. Civitavecchia non va esente da questa crisi, e dalle conseguenze che l'obbligo di rientro dei conti del Lazio ha imposto al presidente Marrazzo. E mentre a Roma si chiude l'ospedale San Giacomo, buttando dalla finestra i quindici milioni impiegati per una modernissima ristrutturazione conclusa solo qualche mese fa, in città settanta persone rischiano il posto di lavoro con i tagli del convenzionamento alla clinica Siligato.
La casa di cura ha annunciato il ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del presidente Marrazzo, e nella serata di ieri ha diffuso un lungo e dettagliato documento nel quale ne spiega l'inadeguatezza. In primo luogo la proprietà della clinica contesta i due principali criteri adottati nel decreto, che ha rivolto i tagli alle strutture con meno di novanta posti letto. Secondo la clinica "non si capisce perché efficacia ed efficienza debbano essere valutati sulla base delle dimensioni e non su quella, ad esempio dell'organizzazione e della professionalità".
Stesso dicasi per il tasso di occupazione e per la degenza media, che "da soli non rappresentano l'efficienza della struttura". Ma il punto che senza dubbio colpisce maggiormente nell'esposizione di Siligato è quello relativo alla distribuzione dei posti letto. L'indice è fissato in campo nazionale e regionale al 3,5 per 1.000 abitanti residenti. Nella Asl Roma/F questo indice è molto più basso, all'1,57%. I tagli ipotizzati ridurrebbero ancora questo tasso, con un'ulteriore penalizzazione della nostra asl che ha già l'indice più basso di tutta la Regione. Questo comporterebbe "limitazioni per l'utenza che non avrebbe più possibilità di scelta tra pubblico e privato, costringendo inoltre i pazienti a spostamenti su Roma e su altre regioni, pazienti che non potrebbero più contare su una casa di cura che esiste dal 1936 e che nel tempo è stata migliorata, ampliata e rinnovata". In tutto questo la casa di cura spiega anche che "i risparmi ipotizzati sono puramente teorici, visto che i ricoveri dovranno essere comunque effettuati, sottolineando peraltro che il provvedimento è stato assunto senza alcuna consultazione delle parti". In tutto i lavoratori della clinica sono "settanta, dei quali quarantuno con rapporto di lavoro dipendente, molti dei quali hanno assunto impegni finanziari onerosi, come mutui e finanziamenti".