Oltre 12 milioni di Euro. E’ la cifra che il Consiglio di Stato ha condannato a pagare all’Autorità Portuale per il raddoppio della tassa per carbone e oli minerali a partire dal 1 Luglio del 2012 e con un ulteriore incremento a decorrere dal 1 aprile 2014 decisa dall’allora Comitato Portuale guidato dal presidente Pasqualino Monti. Contro la decisione di Molo Vespucci avevano presentato ricorso IP, Raffineria di Roma ed Enel alle quali aveva già dato ragione il Tar del Lazio con una sentenza del 2015. Successivamente, sotto la guida del Presidente di Majo, l’Autorità Portuale aveva deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, dal quale è arrivata la seconda bocciatura. La notizia, lanciata dal magazine “Quotidiano Energia”, è stata confermata nel pomeriggio direttamente dall’Autorità Portuale.
In una nota, Molo Vespucci specifica che per far fronte a quanto stabilito dalla giustizia amministrativa, l’Authority attingerà alle risorse accantonate nel fondo rischi e oneri, che dovrà essere rideterminato negli importi appostati per i vari contenziosi ancora aperti. “L’impatto sui conti dell’ente – prosegue il comunicato – sarà relativo soprattutto alla criticità dovuta alla minore liquidità di cassa disponibile”. La nota di Molo Vespucci continua poi con la dichiarazione del presidente, Pino Musolino, che chiama direttamente in causa il suo predecessore, Francesco Maria di Majo. “E’ senza dubbio un fatto grave per l’ente – commenta Musolino – sia per il fatto in sé, e per l’impatto che ha già avuto e che purtroppo avrà sulla situazione economico finanziaria, sia per le dinamiche che hanno portato a quello che appare come un danno erariale: la precedente amministrazione era stata infatti autorizzata dal Comitato di Gestione a chiudere un accordo transattivo a meno di 9 milioni di euro. Perché si sia ritenuto di non sottoscrivere la transazione, senza neppure motivarlo al Comitato di Gestione, è un fatto peculiare che andrà approfondito, visto che ora l’ente dovrà pagare diversi milioni di euro in più. Di certo andrà ricostruita tutta la vicenda relativa a questo procedimento amministrativo, chiedendo conto di cosa sia accaduto e perché. Come necessario corollario, tutti gli atti dovranno essere trasmessi alla Corte dei Conti, a cui spetterà di verificare se sia stato effettivamente procurato un danno all’erario. A questo punto, cerchiamo comunque di cogliere l’aspetto meno negativo della questione, in una prospettiva differente da quella della sentenza in sé, visto che i conti dell’Authority sono stati alleggeriti di una delle due pendenze più pesanti, anche in termini di accantonamento delle risorse e ingessatura del bilancio, con l’auspicio di poter risolvere positivamente i contenziosi ancora aperti, affrontandoli con un approccio ove possibile diverso rispetto a quello della precedente amministrazione”.