Successo, ieri sera al Parco dell'Uliveto, per la doppia rappresentazione delle Annunciazioni, proposte dalla Compagnia di Serana e dall'Associazione Dark Camera. Due rappresentazioni all'interno del Parco all'insegna di una ricerca che ha trovato forti ed originali capacità espressive, con la guida di Ettore Falzetti e Marcello Sambati. L'anfiteatro di tufo dell'Uliveto con le luci gialle che abbagliano sullo sfondo e fanno intravedere i palazzoni del quartiere. Le figure si stagliano, si manifestano e si ritraggono. Tornano nell'ombra, nel buio, nel cuore della terra con gli alberi, gli ulivi che vi trovano la loro vita e la trasmettono alle figure che vi si muovono, si agitano, cercano la terra come tante radici, si contorcono come tronchi secolari, si spingono verso il cielo cobalto come tanti rami. E' il bosco sacro della mitologia che, nella notte, prende vita fra i silenzi profondi. Vi compaiono le ninfe, le madri, gli eroi fra le stoppie colpite dalla luce radente. Si animano fra gli alberi che sono la memoria, il sentire profondo del tempo che la notte aiuta a ritrovare. La poesia, la musica, la danza si manifestano sulla terra, fra le radici che spuntano e cercano nel profondo. I gruppi si muovono in queste annunciazioni che appaiono, improvvise, come visioni, fra gli alberi, sugli alberi, nel cavo dei tronchi. Nel viaggio, nella riscoperta notturna, fra gli incantesimi e le meraviglie, s'incontra l'ospite inatteso, seduto alla panchina, che si confessa. La scelta di Ettrore Falzetti e di Marcello Sambati è la conferma della prima esperienza della scorsa stagione con il parco dell'Uliveto che diviene il mondo in cui prende forza e trova gli spazi il loro sentimento dell'espressione teatrale nel senso più ampio. Il rischio di una riproposizione con gli stessi canoni, di un filone manieristico, è stato superato con alcune felici invenzioni, che danno lo spessore della ricerca. Il riferimento è alla magica scena iniziale con le lucciole che ha preso per mano il pubblico e lo ha introdotto in un altro mondo, e alla scena finale con l'infinita ragnatela fra gli ulivi che ha catturato, e non solo metaforicamente, chi ormai non era più soltanto spettatore. Tutti bravi gli attori di un gruppo che dimostra di avere una sua storia comune, con una citazione a parte per Marcello Sambati anche lui proteso fra i rami e per Enrico Maria Falconi in panni moderni, suggestive le musiche di Giambattista Bonavera e Giovanni Fusini.