“È la città di Luigino D’Angelo, pensionato suicida dopo aver perso i risparmi investiti in obbligazioni subordinate di Banca Etruria. Adesso da Civitavecchia filtra un’altra notizia al retrogusto di finanza amara. In questo caso, però, al centro di un clamoroso raggiro non c’è un singolo investitore, ma un’istituzione dal peso specifico immenso da quelle parti: la Fondazione Cariciv”. Questo l’inizio dell’articolo apparso questa mattina sulla pagina economica de “Il Tempo” che ha fatto esplodere il caso, scatenando un vespaio di congetture e supposizioni e, soprattutto, grande preoccupazione sul ruolo che l’ente potrà o meno svolgere nell’immediato futuro.
Nell’articolo in questione, viene raccontato che il consiglio di amministrazione dell’ente ha investito ben 25 milioni di euro di capitale affidandoli a un fiduciario del Canton Ticino, il 43enne Danilo Larini, arrestato a novembre dello scorso anno su ordine del procuratore pubblico di Lugano. L’uomo è accusato di malversazioni che si aggirano intorno ai 40 milioni di franchi. “Una montagna di denaro – prosegue l’articolo – di cui Larini si sarebbe appropriato dissipandone la gran parte, e utilizzando il resto per coprire perdite accumulate in precedenza. I 25 milioni erano stati investiti da Fondazione Cariciv dietro la promessa di un rendimento alto, con tassi del 6,5 per cento”. Come detto, il contenuto dell’articolo ha destato profondo clamore, al punto che questo pomeriggio nella sede di via Risorgimento, i vertici della Fondazione, con al fianco l’avvocato Ludovico D’Amico, componente dell’organo di indirizzo, hanno fornito la loro versione dei fatti. In primo luogo hanno chiarito che la scelta del gestore è stata effettuata in un ventaglio di 30 proposte, poi scremate a 9, tutte con un tasso lordo del 6,5 per cento. La scelta sarebbe caduta sul fondo proposto da Larini perché conteneva ulteriori garanzie che hanno già portato la Fondazione a recuperare 6 dei 25 milioni di euro investite. Per la restante somma da recuperare, di 19 milioni di euro, da via Risorgimento non nascondono l’ottimismo, anche se i tempi non si preannunciano brevi essendo legati all’attività della magistratura elvetica, che ha già interrogato Larini e lo risentirà la prossima settimana. Il nodo della vicenda sta nel verificare quale fine il faccendiere ha fatto fare ai fondi che gli erano stati affidati. Nel frattempo la Fondazione si è costituita parte civile. In conclusione, i vertici della Fondazione hanno tenuto a rassicurare la città, rimarcando che l’ente continuerà a svolgere il suo abituale ruolo, tenendo fede agli impegni assunti in particolare nel campo della sanità.