“Viviamo tutti, ma non sappiamo perché e a che scopo; viviamo tutti coll’intento di diventare felici, viviamo tutti in modo diverso eppure uguale”. Leggere oggi questa frase su un diario di una adolescente, vissuta oltre mezzo secolo fa, lascia nel lettore un retrogusto d’amaro, soprattutto se l’autrice ha lasciato le sue memorie durante la persecuzione dei nazisti.
La ricerca della felicità in un luogo dove ne fu privata, in un periodo storico avverso a lei come a tutti coloro di origine ebraica che, non rispecchiando uno pseudo-prototipo di individuo ariano, venivano deportati nei campi di concentramento e sottoposti ad ogni tipo di efferatezza fisica e psicologica. Una ragazza cresciuta forse un po’ troppo in fretta che molti hanno conosciuto attraverso i suoi scritti: “Il Diario di Anna Frank”. Dove la giovane mette a nudo le sue sensazioni, speranze e paure. Il “Diario” diventa un fedele compagno intimo con cui poter confidare i suoi pensieri e, se oggi possiamo leggere questa testimonianza il merito fu, a suo tempo, di Miep Gies: una giovane donna coraggiosa che tentò fino all’ultimo di nascondere Anna e la famiglia Frank dalla persecuzione del regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Trascorsi alcuni anni dalla deportazione dell’adolescente, la Gies trovò il “Diario” e lo trattenne a sé con la speranza di riconsegnarlo al proprietario quando avrebbe fatto ritorno. Quell’attesa fu vana, perciò diede gli scritti ad Otto Frank, padre di Anna, che, a sua volta, fece pubblicare l’opera nel 1947. Successivamente Miep Gies ottenne il premio Raoul Wallenberg per il coraggio, la nomina a Giusti tra le nazioni. Nel 1994 ricevette l’Ordine al Merito di Germania; l’anno seguente, fu premiata con la medaglia di Yad Vashem e, nel 1997, con il cavalierato dalla regina Beatrice dei Paesi Bassi.Nel Giorno della Memoria vengono ricordati milioni di persone che, seppur visti “diversi”, dal regime nazionalsocialista erano “uguali” in quanto esseri viventi e, per questo, vorremmo pensare a quel periodo storico come ad una fotografia in bianco e nero che ritrae il volto della giovane Anna.
Sara Fresi e Valentina Dolci
Responsabili Donne e Giovani Polo Civico