Il Movimento 5 Stelle di Tarquinia, tramite il consigliere comunale Cesare Celletti, ha depositato una mozione per impegnare il Sindaco e la Giunta a ridurre l’importo delle bollette dell’acqua distribuita dagli acquedotti cittadini (del 30% per tutte le utenze relative alle industrie alimentari e del 15% per tutte le altre utenze). Come si ricorderà, l’acqua che fuoriesce dai nostri rubinetti è da tempo contaminata da una quantità di arsenico compresa tra i 10 e 20 µg/lt .
“A causa della elevata presenza del pericoloso elemento chimico – si legge in una nota del M5S – il Sindaco di Tarquinia, come altri suoi colleghi amministratori di città con analoghi problemi, fu obbligato dalla legge ad emanare un’ordinanza – la n. 8194 del 29/10/2011 – che limita l’utilizzo dell’acqua ai bambini al di sotto dei tre anni di età, alle donne incinta e alle industrie alimentari per via del superamento del limite di 10 µg/lt indicato dalla legge.Al limitato uso consentito per l’acqua, però, non è stata affiancata un’adeguata riduzione del costo delle stessa e, quindi, agli oneri già in bolletta a carico degli utenti si sono aggiunti quelli per sopperire con altre fonti le esigenze delle categorie alle quali è proibito, per scopi cautelativi, usare il vitale liquido.
Inoltre, stante che, le analisi delle acque, mensilmente pubblicate nel sito della ASL di Viterbo, non lasciano dubbi sul fatto che tale, pericoloso inquinamento non troverà soluzioni “naturali” e, presumibilmente, a breve, neanche quelle “tecniche” legate alla installazione di dearsenificatori comprensoriali, dal 1 Gennaio 2013, data in cui sarà scaduta l’ultima deroga che consentiva un uso potabile parziale delle acque con contenuti di arsenico superiore ai 10 microgrammi/litro, i sindaci dei Comuni interessati dal medesimo problema saranno costretti a dichiarare l’assoluta “non potabilità” delle acque.
Pertanto, sino alla soluzione definitiva del problema, il M5S di Tarquinia, chiede che la cittadinanza e le attività produttive siano almeno salvate dalla beffa di dover pagare integralmente la tariffa per un servizio erogato con limiti”.