L’onorevole Pietro Tidei è intervenuto in aula a nome del gruppo del Partito Democratico nella discussione sul decreto “Provvedimenti a favore delle famiglie”.
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
mi appresto a contribuire al dibattito sul disegno di legge presentato dal Governo per gli interventi a favore delle famiglie puntando a due obiettivi.
Il primo è dettato dallo spirito che il Governo stesso ha voluto dare ai suoi interventi in materia economica allorché ha accostato nel linguaggio dei media la figura dell’ on. Ministro Tremonti a quella di Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri.
Il secondo obiettivo di questo intervento sarà focalizzare le conseguenze materiali del provvedimento nel settore Giustizia.
In entrambi i casi cercheremo e troveremo insieme, dunque, una risposta alla domanda “Da che parte sta stavolta Robin Hood”? Ci addentreremo, dunque, nella ideale foresta di Sherwood di questo provvedimento per vedere come realmente opera il novello Robin a chi effettivamente toglie i denari e come distribuisce il suo bottino.
Ora, non so perché – ma deve essere sicuramente un mio retaggio – se immagino l’on. Tremonti vestito di verde con il cappello “modello matricola universitaria” in testa, più che Robin Hood mi viene in mente Peter Pan circondato dalla sua scalmanata truppa di monelli, che in questo caso sarebbe l’effervescente maggioranza che sostiene questa avventura verso una Penisola che non c’è.
Noi del PD preferiamo contribuire a migliorare veramente le condizioni di quel Paese Reale, di quel Paese che incece cé messo alle strette da una economia che accentua le differenze, che allarga il solco tra chi aspetta la fine del mese come una momentanea liberazione e chi programma le sue vacanze su 30 metri di yacht, quasi sempre di proprietà di una delle sue società inserita in una costellazione di scatole a partecipazione incrociata, piene, vuote, off-shore e non.
Tra parentesi, di queste complesse dinamiche fiscali si occupava, in gioventù, l’on. Tremonti prima di indossare la calzamaglia verde.
Da che parte sta, stavolta, Robin Hood ?
L’opposizione lo ha capito e non tarderà a capirlo anche il Paese reale quando gli effetti pratici della manovra saranno concreti e ben visibili.
Si è, per esempio, dimenticato che nella sua foresta non tutti sono proprietari della casa nella quale vivono.
Si tratta di 7 milioni di famiglie che la casa non se la sono mai potuta comprare e che vivono in affitto, verso le quali, quindi, occorre intervenire ritoccando, come propone un nostro emendamento almeno le detrazioni Irpef.
Ma è sull’argomento dei mutui che Robin Hood da il suo massimo applicando, in modo perverso, gli stessi principi di “finanza creativa” che hanno prima illuso e poi steso le casse di decine di Comuni italiani che si sono trovati pesantemente indebitati.
La sua proposta, detta in due parole, trasforma i risparmiatori, partiti per comprarsi una casa, in debitori eterni.
Li condanna a pagare a vita, ad essere in pratica inquilini delle banche al prezzo della rata del mutuo.
Ed invece, molto meglio non solo si dovrebbe, ma si potrebbe concretamente fare per queste famiglie, incentivando la “portabilità”, l’opzione di cambiare banca senza spese notarili ed incentivando le banche stesse verso una politica commerciale più moderna.
Un esempio sarebbe l’adeguamento dello spread applicato sia sui tassi fissi che sui variabili, del guadagno delle banche.
Oggi è una tassa fissa che copre il rischio di credito e che non viene mai ricalcolata in base alla reale perdita attesa e statisticamente plausibile, nel periodo rimanente del prestito.
Il ricalcalo consentirebbe una diminuzione progressiva di questo spread con un reale e tangibile risparmio sulla rata che diminuirebbe negli anni e persino una forma di incentivo per chi riesce a rispettare meglio le scadenze.
Per questo gli emendamenti del PD punteranno ancora sulla portabilità, sulla possibilità delle banche di adottare strategie commerciali anche migliori di quelle previste in convenzione sia sui tassi variabili che sui fissi, sulla trasparenza, sull’informazione completa e corretta del consumatore accompagnata da un severo regime sanzionatorio per gli Istituti inadempienti.
Ma, soprattutto, il PD propone su questa materia di innalzare la percentuale della vigente detrazione fiscale degli oneri relativi ai mutui per l’acquisto della prima casa.
E sarebbe bastato calibrare questo intervento, insieme alla detrazione ICI originariamente prevista dal Governo Prodi, per garantire con più equilibrio, con meno demagogia e più sostanza il reale potere di acquisto in materia di prima abitazione.
C’è poi la detassazione degli straordinari.
Ora non bisogna essere economisti per capire che questo non è il modo per incentivare le imprese a creare occupazione.
Ancora una volta: da che parte sta Robin Hood ?
Non certo dalla parte di medici, infermieri, agenti di polizia, insegnanti.
Perché nella foresta di Sherwood, Robin Hood non applica la detassazione del lavoro straordinario a tutti i pubblici impiegati.
Anche qui esiste una doppia proposta in due diversi emendamenti presentati dal PD che tendono correggere un certo strabismo del Governo .
Ma prima di abbandonare definitivamente la metafora, una domanda: il castello dell’odiato sceriffo di Nothingam pagherà ancora l’ICI ?
Rientra, insomma, nella esigua categoria castelli e case di lusso esclusa dai benefici della manovra o conserva l’accatastamento medioevale, magari come ca
Veniamo ora alla parte delle coperture del provvedimento.
Il fondo a cui gli interventi faranno riferimento è di oltre 2 miliardi e seicento milioni il primo anno, Alitalia inclusa.
Bene, almeno l’80% delle risorse viene drenato dal Sud e di queste il 70 per cento hanno un nome e un cognome e si chiamano statale Ionica, metropolitana di Palermo, superstrada Agrigento Caltanisetta, Agricoltori Siciliani, Autostrade del mare, Gioia Tauro, persino difesa dell’ambiente e del suolo di Calabria e Sicilia.
Otterrà il sud altrettanti benefici dalla abolizione della tassa sulla prima casa o dalla detassazione degli straordinari, visto che oltretutto questa non riguarderà il pubblico impiego?
E, a proposito di dignità, è così che rispondiamo agli echi degli autorevoli e innumerevoli interventi che hanno appassionato questa stessa Aula sulla Questione Meridionale dalla sua nascita fino alle epoche recenti ?
E’ così che questo Parlamento si inserisce in quel dibattito che ha raggiunto in passato vette altissime?
E’ vero, questa è un’altra epoca.
Vedete…dopo la presentazione in Senato dei provvedimenti Sicurezza, e annessa norma più o meno salva-Premier, abbiamo imparato una cosa: questo Governo e la sua maggioranza si sono fatti scaltri rispetto al passato.
Prima approvavano leggi ad-personam con tanto di titolo esplicito e, ci mancava poco, di nome e cognome del destinatario del privilegio.
Ora no.
Visto che, in passato, con questo metodo le cose non sono andate bene al Centro Destra, ora la tattica è cambiata, la strategia è più furba.
l titolo della norma proposta è di solito altisonante, urgente, di evidente pubblica utilità.
Una volta campeggia “Sicurezza”. In questo Disegno di legge si fa ricorso alla parola “Famiglia”.
Ma se andiamo a guardare bene, tra un comma e un altro c’è sempre nascosto qualche “fringe benefit”, qualche beneficio apparentemente marginale incastrato qua e là diciamo “per far contenti gli amici”.
Anche stavolta l’on Ministro Tremonti è stato, come sempre, abile con i numeri.
Ma il “fringe benefit” ai danni del Meridione e a tutto evidente vantaggio del Nord, è talmente visibile, talmente sostanzioso che era impossibile contr
Triste, ma eloquente, la logica dei numeri alla fine prevale.
E meriterebbe la modifica del titolo da Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie ad Interventi del Meridione a favore del Nord sottotitolo “Un’altra occasione negata al SUD”.
Ed è soprattutto al SUD che si corre concretamente anche un altro pericolo.
L’abolizione dell’ICI interviene in negativo in un settore che è ormai ad alto rischio, quello della finanza locale.
In virtù di questo provvedimento, così come congeniato, tra qualche giorno tutti i Comuni dovranno fare a meno del previsto gettito ICI.
La scadenza di giugno, attesa dalle casse di centinaia di Comuni come una vera e propria àncora di salvezza, è ormai immanente.
Mi preme sottolineare come sia urgente, urgentissimo, intervenire sul meccanismo dei trasferimenti così come previsto negli specifici emendamenti proposti dal PD, per evitare che diversi comuni cadano in “default”.
Una urgenza che suggerisce, parallelamente, la necessità di introdurre almeno una norma Ministeriale che consenta di ricorrere, momentaneamente, anche all’anticipazione straordinaria da parte del Tesoriere, senza la quale le difficoltà di cassa potrebbero essere soverchianti e i danni alle economie locali irreparabili.
Ad essere penalizzati saranno per primi i servizi più vicini alle esigenze dei cittadini e delle fasce più deboli dunque. Toccherà poi ai fornitori dei Comuni economicamente più esposti, con diffuse ed imprevedibili conseguenze su economie locali fragili, particolarmente al S
Grave e inattese le conseguenze che il provvedimento comporterà anche nel settore della Giustizia.
Questi tagli raggiungono in qualche caso vette odiose ed intervengono in netta controtendenza rispetto agli intenti dichiarati dalla stessa Maggioranza in periodo elettorale.
E non a caso comincio dai 20 milioni sottratti al finanziamento del Piano contro la violenza alle donne previsto dall’ articolo 2 della legge 244 del 2007. Un Piano che non troverà attuazione perché il Governo ha completamente prosciugato le sue Risorse destinandole al provvedimento in discussione.
Venti milioni che fanno parte del capitolo più esteso dei colpi di forbice nel settore Sanità, politiche sociali e pari opportunità che non esito a definire particolarmente odi
Ne pagano le conseguenze, visto lo spirito padano della norma, le politiche di inclusione degli immigrati, (meno 95 milioni nel 2008), i bilanci e le statistiche di genere (meno 3 milioni), e persino il Telefono azzurro (meno 1,5 milioni).
Dopo aver innalzato la bandiera della Sicurezza in campagna elettorale, questa maggioranza affonda il bisturi e definanzia gli interventi legislativi contro la violenza alle donne.
Ora, in Commissione Giustizia ci sono cinque diversi provvedimenti, presentati da 12 colleghe, prime firmatarie le onorevoli, Lussana, Angela Napoli, Pollastrini e Prestigiacomo più l’on. Caparini che vengono fortemente depotenziati, prima ancora di essere dibattuti visto la fine alla quale il Governo ha condannato il Piano anti-violenza della precedente legge.
Eppure, in fondo, tutti e cinque concordano nel ritenere la violenza e le molestie contro le donne “una vera e propria emergenza sociale testimoniata dal numero crescente di episodi di violenza registrati dalla cronaca e che spesso si consumano nel silenzio e nella segretezza dei nuclei familiari.
Si tratta di quella stessa FAMIGLIA, insomma, a favore della quale il provvedimento si preoccupa di intervenire per migliorare il potere di acquisto con 2 miliardi e mezzo in un anno, ma che non si fa scrupolo di togliere 20 milioni per aiutare e difendere la dignità delle donne all’interno di quelle stesse mura.
Non è il solo danno alla Giustizia.
Ben 56 milioni vengono tolti alla parte corrente delle spese proprio al Ministero della Giustizia; per l’esattezza 21 milioni nel 2008 e 36 nel 2010.
C’è di che fare i “complimenti” a questo Governo e al premier Berlusconi, così attento all’efficienza dei processi, così preoccupato dal corretto funzionamento dei Tribunali.
Toccherà alle Carceri realizzare i risparmi in favore dell’abolizione dell’ICI, dove le condizioni di vita sia dei reclusi che degli agenti sono diffusamente sotto il limite di guardia?
O saranno i Magistrati a realizzare 56 milioni di risparmi?
I conti sono presto fatti: ogni magistrato disporrà di oltre 7 mila euro in meno nella parte delle spese correnti di cui 2 mila 600 nel 2008. Ogni magistrato.
Di che si tratterà? Della carta per scrivere, di un paio di computer in meno ?
Certo non si tratta di aiutarlo nel suo quotidiano operare contro la malavita.
Certo non si tratta di facilitarne praticamente il compito né di un contributo per accorciare i tempi del processo.
Si tratta, né più né meno, di quel “trattamento riservato e speciale” che questo Governo destìna ai servitori dello Stato che condividono, in questo Disegno di legge, il “privilegio” di essere esclusi dai benefici sulla detassazione degli straordinari.
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
consegno dunque all’Aula queste mie valutazioni sottolineando un’emergenza e aggiungendo poche considerazioni finali.
L’emergenza è quella nella quale si verranno a trovare i Comuni più deboli e le economie locali che ad essi fanno riferimento, a favore dei quali è inderogabile intervenire per garantire, materialmente, i tempi dei trasferimenti con i quali lo Stato sostituirà il gettito dell’ICI e innescare subito meccanismi contingenti e sostitutivi.
La riflessione finale riguarda, invece lo spirito del disegno di Legge presentato dal Governo.
Ancora una volta paga il Sud in termini di opportunità mancate.
Ancora una volta, dietro l’apparenza di un beneficio diffuso, si nascondono le leggi del marketing del voto e i benefici reali risalgono la penisola verso la padania in contropartita della vittoria elettorale.
E se alle famiglie arriverà qualche vantaggio, ancora una volta sarà il consumatore ad essere premiato, forse e nel breve periodo, mentre all’elettore, al cittadino non rimarrà che constatare un danno effettivo in termini di opportunità, di sviluppo dell’Economia e persino di reale applicazione dei propri diritti e dei diritti dei più deboli.