Decine di lavoratori, questa mattina, hanno inscenato una protesta di fronte alla sede del Polo Idrogeno, all’interno del porto, usata ormai da diversi giorni come seconda casa. La Tirrenia non effettua chiamate da alcune settimane e così i ragazzi, circa una cinquantina provenienti dalla Campania, sono costretti a bivaccare nella struttura o in spiaggia.
“Abbiamo finito i soldi – dichiara uno dei lavoratori – non possiamo più stare in albergo, non ci danno nemmeno un panino e così siamo costretti a dormire ed a lavarci in questa struttura (il Polo Idrogeno ndr), ma c’è anche chi passa la notte in spiaggia. Siamo tutti ragazzi con dei figli a casa e non abbiamo lavoro, ma non si sa perché. Ci ritroviamo qui a Civitavecchia a fare una vita da cani e vorremmo rientrare a casa, ma le nostre mogli ci hanno detto che se torniamo senza soldi ci mettono le brandine di fuori. Alcuni di noi sono lavoratori di camera, altri di macchina, altri ancora di cucina e ci sono pure elettricisti, ma nessuno ci chiama”.
Questa mattina, al fianco dei lavoratori, c’erano anche Simona Ricotti e Luciana Ceppolino, con quest’ultima che ha annunciato due immediate iniziative. “Purtroppo è un film già visto – afferma la segretaria della Filt Cgil – la Tirrenia chiama il personale dal turno generale, lo imbarca per uno o due giorni e poi lo sbarca. Tra l’altro oggi è prevista la terza corsa giornaliera e vorrei vedere se il personale a bordo corrisponde al numero previsto dal ruolo e poi che mole di lavoro c’è. Chiederò alla Capitaneria di Porto di andare a bordo delle navi a fare dei controlli sulla sicurezza – continua Luciana Ceppolino – poi farò un intervento nel corso del Comitato Portuale di questa mattina perché non è possibile assistere a situazioni del genere, in cui la dignità dei lavoratori, delle persone viene svilita fino al punto di costringerli al bivacco. È assurdo, inoltre, che la Tirrenia continui a fare chiamate per garzone di camera e di cucina, quando sa benissimo che non ci sono. La società dovrebbe invece iniziare a chiamare i lavoratori “piccoli”, impiegandoli poi anche in quelle mansioni, perché sono all’altezza di svolgere quei compiti”.