Nel dibattito, aperto non solo a livello locale, sul futuro delle centrali a carbone in odore di dismissione, entra una nuova ipotesi. Si tratta di una possibilità che in qualche caso viene detta sottovoce, talvolta sussurrata e in altri esposta più esplicitamente come avvenuto nel corso di un’assemblea pubblica svoltasi a Brindisi e nella quale, ovviamente, si è parlato del post carbone. L’ipotesi, che trova sostenitori anche sul fronte sindacale, è quella che la centrale di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia possa essere destinata a riserva fredda per un certo periodo.
Per “riserva fredda”, secondo il glossario di Terna, la società che gestisce la trasmissione di energia elettrica in tutto il territorio nazionale, si intende una “riserva di potenza erogabile da gruppi di qualsiasi tipo con tempi da una decina di minuti ad un’ora”. In sostanza, le centrali non producono energia, ma sono pronte a riaccendersi nell’arco di un’ora al massimo in caso di necessità, di situazioni di crisi nella erogazione sulla rete elettrica nazionale dovute a qualsiasi ragione, come guasti, disastri ambientali e eventi bellici. Un impianto a riserva fredda deve mantenere gran parte del personale in servizio e, dovendo trovarsi pronto a funzionare in qualsiasi momento, deve avere tutte le manutenzioni necessarie. L’ipotesi, considerando che Civitavecchia si trova non indietro, ma indietrissimo nel processo di riconversione economico-industriale post carbone, può avere un suo fondamento, soprattutto se legata ad un arco temporale ben definito. Su un’ipotesi del tutto analoga si sta ragionando in Germania, altro Paese che ha definito l’uscita del carbone, ma che non ha sufficiente capacità di riserva per poter fare fronte non solo alla straordinaria, ma talvolta anche alla stagionale richiesta di energia. Vedremo se, pur non essendo all’ordine del giorno, la questione verrà trattata nell’incontro in programma il prossimo 22 ottobre dal quale, ci si augura, scaturiscano impegni precisi e finanziamenti pubblici certi e non le sterili parole che hanno finora caratterizzato l’andamento dei vari tavoli allestiti.
1 Comments
giovanni
““riserva di potenza erogabile da gruppi di qualsiasi tipo con tempi da una decina di minuti ad un’ora”. In sostanza, le centrali non producono energia, ma sono pronte a riaccendersi nell’arco di un’ora al massimo”
Si OK questa è un’altra presa per i fondelli da parte dei politici che ancora non hanno deciso da chi farsi sponsorizzare.
Una centrale come TVN nell’arco di un ora forse ha acceso i bruciatori a metano per riscaldare le strutture della caldaia poi dovrà riscaldare l’acqua per produrre vapore e nel frattempo avviare i mulini del carbone.
E se tutto va bene dopo una decina di ore porà iniziare a produrre qualche megawatt.
In riserva fredda per le emergenze vanno più che bene le turbogas come sono state sino ad ora che effettivamente in un paio di ore potranno stare alla massima potenza ossia TVS è OK non TVN.
Sbaglio!!!!!!!!!