Grande successo, ieri sera, alla prima delle due rappresentazioni al Traiano del “Sindaco del rione sanità” di Eduardo De Filippo con protagonista Carlo Giuffrè. Un teatro tradizionale che piace al pubblico, messo in scena con grande mestiere dal vegliardo attore e dalla sua compagnia con naturalezza. Stasera si replica.
Un apologo sulla giustizia, sulla sopraffazione e la lotta per cercare di colmare il baratro che c’è fra sfruttati e sfruttatori, prepotenti e vittime. Antonio Barracano, il sindaco del Rione Sanità è qualcosa di più e di diverso dall’immagine stereotipata del camorrista galantuomo, protagonista di tante sceneggiate alla Mario Merola. Eduardo parte dai bassi della miseria, dell’arte di arrangiarsi, fa arrivare al pubblico il profumo del primo caffè del mattino, ma vola più alto: la sua è una visione che prende spunto dalle vicende quotidiane che lui conosce ed ha vissuto a Napoli, ma che ha significati che superano i luoghi. Il sindaco del Rione Sanità è l’unico punto di riferimento per chi non ha santi in paradiso, viene quotidianamente sopraffatto dalle leggi scritte e da quelle non scritte. Un’ingiustizia che Antonio Barracano ha lavato col sangue da ragazzo, quando ha dovuto uccidere il prepotente di turno, perché non riusciva più a vivere. Un dolore profondo che scuote le viscere e toglie il sonno: è questa l’ingiustizia. La stessa che getta nella miseria nera il figlio del ricco panettiere, allontanato e diseredato dal padre. Eduardo con profonde venature ideologiche squarcia il velo del mondo degli ignoranti sul quale si esercita la prepotenza e la sopraffazione con il sindaco del Rione che si erge a difensore, ad amministratore della vera giustizia, fino a quando non viene anche lui sopraffatto, colpito a morte dal padre panettiere, quando gli vuole imporre le giuste richieste del figlio. Una visione pessimistica che permea la visione del mondo di Eduardo, che qui si articola nella miriade di personaggi che completano il quadro di un mondo in disgregazione che sta andando verso la catastrofe. Un classico proposto nel modo più tradizionale di fare teatro con Carlo Giuffrè che usa le sue lentezze, le sue tonalità basse, i suoi movimenti studiati e le sue asprezze per creare uno dei personaggi più cari ad Eduardo con un registro diverso da quello indimenticabile del suo autore. Con lui una compagnia capace di ricreare i sentimenti dei personaggi con naturalezza. Teatro stipato e applausi molto calorosi e ripetuti per un lavoro congeniale al pubblico del Traiano.