Una parodia dei tempi moderni, della stringente attualità che finisce per privare della tensione drammatica, del messaggio senza tempo ed universale della sete del potere, del protagonismo pagati al prezzo della crudeltà più assoluta, ma che da brio ed avvicina al pubblico un testo non facile. La scelta di Jurij Ferrini prende la via maestra della contaminazione e, soprattutto, deIla ricerca di rendere più pregnante ed intelligibile il Riccardo III di Shakespeare.
E, questo, a parte qualche distinguo dei fedelissimi all’originale, è piaciuto al pubblico del Traiano, calato in una scuola con tanto di banchi e lavagna con Riccardo III alla cattedra, seduto su una sedia a rotelle. E’ il racconto dell’ascesa al potere di Riccardo di Gloucester attraverso l’uccisione di parenti e avversari, fino alla sua sconfitta in battaglia. E’ il dramma sull’esercizio del potere ad ogni costo, sul cinismo e sulla rottura delle regole morali. Un testo complesso, un lavoro che Ferrini regista ha alleggerito e Ferrini attore interpretato con prepotente cattiveria, avvalendosi di un gruppo di attori che si sono impadroniti della scena, navigando fra le molteplici e non facili soluzioni del regista, in un teatro a tutto campo. Attualizzazione nelle scelte di fondo, nella scena e nei costumi, modernizzazione nettamente al di fuori dei canoni in molte soluzioni. Ferrini mette gli assessori in scena, apre al pubblico un seggio elettorale, e propone la battaglia di Bosworth con le truppe impegnate in un lancio di bottiglie e di attualissimi rifiuti. E poi i balletti, e Ligabue di “A che ora è la fine del mondo”, fino all’omicidio di lady Anne con il contrappunto di “Volare”. Una scelta che ha coinvolto gli spettatori in un gioco continuo di occasioni, di cambi di registro, appunto di contaminazioni, con applausi convinti nel finale e con qualche distinguo fra i puristi.