Oltre al danno, la beffa. Può definirsi così la situazione relativa al trasporto urbano a Civitavecchia, gestito con un parco mezzi dall’età media di oltre venti anni, altamente inquinanti, con milioni di chilometri alle spalle e spesso soggetti a rottura come avviene ormai da tempo. Ebbene, andando a fare qualche calcolo, il cosiddetto conto della serva, ci si rende conto di come la gestione del servizio sia palesemente sbagliata e a tutto danno dei cittadini, sia di quelli che l’autobus non lo usano, ma sono costretti comunque a pagare le tasse, e sia di coloro che invece vorrebbero utilizzarlo, ma spesso sono costretti a rimanere a piedi a causa delle frequenti rotture.
A quanto sembra, ogni mese Argo, la municipalizzata che gestisce il servizio spende una cifra vicina ai 15 mila euro per manutenzioni e riparazioni. Una somma enorme, soldi praticamente gettati dalla finestra perché spesi su mezzi vecchissimi, altamente inquinanti e che hanno un consumo di carburante e di olio motore vicino a quelli di un carrarmato. Tanto per farci comprendere, cosa farebbe una normale persona se avesse una vettura di oltre venti anni, che si rompe due/tre volte al mese con conti salatissimi del meccanico e che percorre cinque chilometri con un litro di carburante? Semplice, andrebbe dal concessionario e, con un piccolo anticipo e un pagamento rateale acquisterebbe la vettura nuova. Con il risparmio delle spese del meccanico e del carburante si pagherebbe praticamente la rata mensile. Ebbene, è quello che avrebbero e potrebbero fare a Civitavecchia con il trasporto urbano e che invece non si è fatto e non si fa, con grande gioia, ovviamente, delle ditte che riparano i pullman e dei distributori di carburante. Ai 15.000 euro mensili buttati per le manutenzioni, infatti, bisogna aggiungere la differenza di consumo di carburante tra gli attuali vecchissimi autobus e i nuovi, che farebbe risparmiare un’altra cifra compresa tra i 5 e i 10mila euro mensili. A questi possiamo poi aggiungere i mancati introiti derivanti dalle linee soppresse per le quali Argo non incassa un centesimo e da quelle che avrebbe potuto potenziare, ad esempio quella a disposizione dei crocieristi. Con una semplice operazione matematica si arriva a superare abbondantemente i 20mila euro al mese, una cifra che potrebbe rappresentare la rata mensile da assicurare al venditore dei nuovi pullman, che consentirebbero di avere un servizio degno di una città civile e non da terzo mondo. Un ragionamento del genere, il classico conto della serva, poteva essere fatto da anni e non si è fatto. Adesso, sicuramente, ci si verrà a dire che ormai si è messo in moto l’iter che porterà Enel, nei primi mesi del prossimo anno, a regalare al Comune dieci pullman nuovi a metano. Intanto, però, ogni mese Argo o lo stesso Comune buttano soldi dei contribuenti dalla finestra in manutenzioni e carburante sprecato per un servizio pubblico che definire indecente è poco. E poi, quei due/tre milioni di euro che Enel regalerà sotto forma di dieci nuovi pullman a metano potevano essere spesi diversamente, magari per sistemare un pezzo della rete idrica interna ridotta ormai a un colabrodo e nella quale spesso, non potabilità docet, le acque bianche si mescolano con quelle nere. Ma questo, forse, sarebbe stato un po’ troppo difficile e complicato in una città, come Civitavecchia, dove la normalità diventa esercizio molto, molto difficile.