E’ stato un 25 Aprile diverso, questo del 2024. Lo sentivi nell’aria questa mattina. Quasi a ricordare lo slogan di quest’anno, varato per ricordare il settantanovesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, ovvero “la libertà è come l’aria; ci si accorge di quanto vale quando inizia a mancare”, e che è risultato quanto mai azzeccato. E’ stato un 25 Aprile partecipato, come sempre, ma celebrato nei luoghi simbolo di Civitavecchia con uno spirito diverso.
E’ stato un 25 Aprile più sentito rispetto a quelli degli ultimi anni. Forse perché, chissà, la gente comincia a fiutare un’aria leggermente pericolosa in funzione della limitazione di alcune libertà, individuali e collettive. Forse perché, magari, si comincia a sospettare della sincerità democratica di alcuni cialtroncelli che vanno in giro con giacca e cravatta ma sotto nascondono qualche altro indumento. Forse perché, e sarebbe bella cosa, si è ragionato con un minimo di attenzione sul significato del 25 Aprile. Non la festa che ci consente di stare a casa o magari programmare una vacanza approfittando del ponte, ma la festa per ricordare come eravamo ridotti e come siamo adesso.
Le feste vanno ricordate per ciò che rappresentano. Sarebbe come se si festeggiasse il Natale senza pensare al suo significato. Vanno ricordate per ciò che rappresentano anche per pensare che quel 25 Aprile di 79 anni fa fu il prologo della scrittura di una Costituzione che viene unanimemente riconosciuta come la più bella mai scritta al mondo.
Da qualche tempo la si vuole cambiare, un pò qua e un pò là. Ma i monumenti non si cambiano: è come se a Roma si arrivassero a modificare il Colosseo o la Fontana di Trevi.