Adesso possiamo dirlo: c’era qualche timore alla vigilia della tradizione più sentita dai civitavecchiesi. In altre realtà italiane, dove si svolgono analoghe iniziative che si tramandano addirittura dal Medioevo, si era pensato di annullare la processione del Venerdì Santo nel timore di attacchi terroristici. Nella nostra città, fortunatamente, tutto è filato liscio.
I controlli, discreti e particolarmente efficienti, non hanno in alcun modo influito nello svolgimento di una manifestazione unica nel suo genere, che anche quest’anno ha richiamato migliaia di spettatori, non solo civitavecchiesi, ma anche provenienti dai centri del comprensorio e da Roma. Il lavoro condotto dalle forze dell’ordine e dai volontari dell’Arciconfraternita del Gonfalone è stato veramente straordinario. E ieri sera è ulteriormente cresciuto il numero dei penitenti. La cifra ufficiale non è stata fornita, ma ad una prima stima gli incappucciati con pesanti catene ai piedi e talvota con una croce di legno sulle spalle hanno sfiorato quota 220. Il resto è stato come tradizione vuole, con la riproposizione della Passione di Cristo che ha caratterizzato il lunghissimo corteo, aperto dalla Banda Ponchielli e chiuso dalla Banda Puccini. Passo dopo passo, la sacra rappresentazione ha proposto i suoi diversi quadri, rappresentati dai soldati romani, dagli uomini del sinedrio, dai misteri e i misteretti, dai rappresentanti dell’Arciconfraternita del Gonfalone e da quelli dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte. E poi i penitenti. Tantissimi, mai così tanti, che hanno attraversato le strade di Civitavecchia in mezzo a due ali di folla silenziosa e commossa. Dopo aver attraversato tutto il centro cittadino, il corteo ha concluso il suo viaggio ritornando alla Chiesa della Stella, dove si è riproposta un’ulteriore, anche se più recente, tradizione: quella della corsa finale spingendo il carro col Cristo morto accompagnata dall’applauso dei presenti.