In merito alla lettera di Edmondo Cosentini (leggi ), volevo solo dire che questa analisi, condivisibile e drammatica, affronta solo un aspetto dei tanti che sembrano caratterizzare la decadenza apparentemente inarrestabile di questo paese e di questa città che ne rappresenta così fedelmente il destino.
Potremmo parlare con gli stessi toni di ambiente, innovazione, territorio, salute, educazione e formazione, qualità della vita e così via. Ciò che stupisce quelli (alcuni) della mia generazione, quelli che hanno creduto in qualcosa che non era strettamente legato ai propri interessi personali, che hanno abbracciato ideali e lotte, è l’immobilità di questo momento. Un’ intera nazione è all’angolo, stordita dalla gragnola di colpi bassi e inaccettabili che in altri tempi avrebbero sollevato la reazione furiosa di intere generazioni. Non c’è più sdegno, non c’è più sano furore, non c’è più il sogno di cambiare le cose. A chi si chiedesse perché, basterà pensare quando è stata l’ultima occasione in cui è stato testimone di un abuso, di una disonestà intellettuale, di una lotta giusta e dimenticata senza indignarsi, senza prendere parte. Basterà guardare a ciò che avviene in città da anni, al lavoro, ai nostri giovani, alla costa, al territorio, all’aria, al pensiero. Siamo sicuri che quello che ci ha distratti e che ancora ci tiene così occupati…sia così importante?
Angelo Fanton