Un calo che è il più elevato dal dopoguerra ad oggi. Praticamente è come se fossimo in una economia post bellica. Se a ciò si aggiunge un calo tendenziale del PIL del 2,2%,allora la situazione per commercio turismo e servizi,si fa veramente tragica.
Le famiglie italiane spendono gran parte dei loro magri stipendi, in quelle che vengono definite spese fisse:affitti, luce, gas, acqua, rifiuti, assicurazioni, carburanti. Ovvio che si restringono i consumi per le spese commerciali. Negli ultimi mesi,al di fuori di beni e servizi per le comunicazioni,che hanno visto un lieve segno positivo,per tutti gli altri settori siamo praticamente alla canna del gas. Abbigliamento e calzature hanno visto un calo del 4,3%.ancor più elevato il calo per i negozi di mobili,le riduzioni più significative hanno interessato il settore della mobilità. Una vera Caporetto per i concessionari d’auto che nel mese di settembre,rispetto all’anno precedente, hanno visto un tracollo del 30%. Tra il 2011,e il 2012 hanno chiuso a livello nazionale 100.000 negozi; sarebbe sufficiente un giro per Civitavecchia, per vedere come anche negozi storici abbiano chiuso i battenti, E con previsioni negative per il 2013, sia per pil che per consumi, si può pensare che il peggio debba ancora arrivare.
In una situazione di crisi,che tocca imprese e lavoratori,serve un supplemento di responsabilità da parte della politica;molto spesso poco attenta nella nostra città a questo settore: mercato, arredo urbano, parcheggi, servizi inefficienti e costosi, tasse, trasporti, infrastrutture ed infine credito sia alle imprese che alle famiglie, in calo ad agosto dello 0,2%, ormai ibernato e senza il quale diviene sempre più difficile fare fronte ,da parte di aziende familiari a questa crisi. Un dato per tutti e per comprendere la necessità di un impegno nei confronti di questo settore: nel Lazio vi sono 608.462 imprese; gli occupati 2milioni 253 mila. L’1,6%è occupato nel settore agricolo, il 18,7% in quello industriale, ed il 79,7% in quello dei servizi. Un vero polmone occupazionale che rischia di avvolgersi nella crisi. Un appello va fatto anche alle forze sociali per continuare a lavorare sul terreno della coesione e del dialogo.
Tullio Nunzi