Premetto che con questa lettera aperta intendo esprimere soltanto il mio personale punto di vista ed escludere ogni tipo di strumentalizzazione nei confronti del mio partito o, quantomeno, del circolo PD di Allumiere di cui sono segretario. Scrivo come semplice cittadino.
Mi ha fatto molto riflettere la levata di scudi in difesa della Carta Costituzionale in ogni parte d’Italia. Mi ha fatto riflettere perché, se andiamo a vedere l’appartenenza politica di chi si erge a difesa del cosiddetto “stravolgimento”, mi rendo conto che è il mio habitat naturale, per così dire, l’alveo della sinistra italiana, il campo progressista che, da che il Mondo è Mondo, si oppone ai conservatorismi di ogni sorta. O almeno dovrebbe. Invece vedo grandi adesioni all’appello di Rodotà, Zagrebelsky, Landini e altri, negli ambienti che mi sono più vicini, anche a Civitavecchia. La mia gente. Eppure non me la sento. Non riesco ad allinearmi sul fronte della battaglia che difende la Costituzione “più bella del mondo”. Non riesco ad allinearmi perché non vedo da cosa andrebbe difesa la nostra legge fondamentale che, per carità, è un bellissimo testo, sicuramente tra i più belli mai scritti, ma che non per questo è esente da storture e incongruenze, se non altro fisiologiche, dopo 70 anni. Allora mi sono posto delle domande. Cosa significa essere progressisti e/o riformisti? Credo che definirsi progressista, riformista o, più semplicemente, di sinistra in questo inizio del XXI secolo in Italia significhi, più di ogni altra cosa, avere la capacità di analizzare la società che ci circonda oggi (che, cari compagni, mi dispiace dirvelo, ma non è più quella del 1946. “A. Nazzari è morto!” diceva Guzzanti imitando Veltroni non troppo tempo fa), capirla, coglierne le incongruenze e correggerle. Sinistra significa coraggio di scegliere e coraggio di cambiare. O volete convincermi che sia di sinistra continuare ad essere l’unica nazione al mondo in cui vige l’assurdo bicameralismo perfetto? Lo chiedo a voi, compagni. Miei compagni, perché questo siamo sempre stati e continuiamo ad essere. Vogliamo avere il coraggio di correggere i difetti di questa Italia o vogliamo continuare a tenerci l’acqua sporca per paura di buttare via anche il bambino con essa? Vi chiedo scusa se risulterò arrogante, ma io non so che farmene un conservatorismo di sinistra. Non voglio un totem intoccabile da venerare, nemmeno se si chiama “Costituzione della Repubblica Italiana”. Sono nato laico e libero, e da uomo libero pretendo di discernere ciò che è giusto da ciò che non lo è, tramite l’analisi e non perché l’ortodossia stabilisce che dev’essere così. Perché oggi da sinistra ci si oppone alla riforma dell’art. 138? Viene mantenuta la doppia lettura, viene abbreviato il tempo tra la prima e la seconda lettura (e ditemi voi se l’accelerazione legislativa non è un argomento caro alla nostra cultura!), viene amplificata la possibilità di ricorso referendario, poiché in base al vecchio art. 138 il referendum non era ammesso se la seconda lettura avesse ottenuto una maggioranza oltre i 2/3. Con la riforma, il nuovo articolo ammette il referendum in ogni caso. Mi spiegate da cosa dobbiamo difendere la Costituzione? Dalle eventuali riforme? E da quando in qua i riformisti temono le riforme? Chi ha idee in cui credere non teme niente e nessuno. Il problema è il Comitato? Scusate, ma non capisco. La relazione del Comitato deve in ogni caso passare dalle Camere in doppia lettura e con eventuale referendum. Qual è il problema? Io, a prima vista, vedo solo il vantaggio di un organo snello e agevole che possa lavorare in tempi più brevi alle riforme per sottoporle, in ogni caso, al Parlamento che mantiene l’ultima parola. Semmai sta a noi progressisti riempire quel Comitato (anche il Parlamento e tutti gli altri organi amministrativi, in verità) di persone che abbiano le idee giuste. Ma forse il succo del problema è proprio questo: o non abbiamo idee buone (e ne dubito) oppure non abbiamo rappresentanti all’altezza del ruolo. Se nessuna delle due precedenti è corretta, allora non resta che chiedersi se quello del progressismo riformista (inteso in senso laico e radicale) sia davvero il campo che fa per noi.
Sempre avanti!
Simone Ceccarelli