Dai dati di una ricerca Confcommercio-CER, si evince che le tasse riconducibili alle amministrazioni regionali, comunali e provinciali, dal 92 a oggi, sono passate da 18 miliardi a 108 miliardi: in pratica un incremento di oltre il 500%.
A fronte di un aumento di spese dell’amministrazione centrale del 53%, si è avuto un aumento di spesa delle amministrazioni locali del 126%; per cui la spesa pubblica complessiva è raddoppiata, e questo spiega la vera esplosione del gettito delle imposte dirette e indirette a livello locale con un aumento del 500%.
In questo quadro la Regione Lazio si è posta nei primi posti nella poco lusinghiera classifica delle regioni più esose sia per aliquote locali sulle imprese, sia per addizionali irpef locali, sia per pressione fiscale locale. Ovvio che con il federalismo nuovi compiti sono stati trasferiti alle regioni, e questo ha sicuramente pesato.
Il vero problema è la spesa improduttiva e a Civitavecchia i costi di struttura e di apparato che hanno appesantito in modo folle aziende comunali ne sono la dimostrazione.
Bisogna quindi puntare sulla riduzione degli sprechi: il fatto che con interventi mirati l’amministrazione abbia avuto per HCS un primo semestre senza debiti ne è la conferma.
Una cosa è certa: sarebbe da folli pensare a ulteriori imposizioni o a ulteriori gabelle, a meno che non si voglia sancire la morte di una serie incredibile di imprese; ricordo che a Civitavecchia oltre il 60% delle imprese appartiene al settore del commercio, del turismo e dei servizi, e che Civitavecchia è a tutti gli effetti una città terziaria. Sarebbe necessario che spese e imposizioni fiscali non siano frutto di scelte casuali e disorganiche dettate dal semplice tentativo di fare cassa, ma tenessero conto delle esigenze dei cittadini e dello sviluppo delle imprese.
Tullio Nunzi