Non credo che esista più né dignità né senso del pudore. Lo scenario politico locale è giunto al gradino più basso: siamo di fronte a dei poveri “bancarellari” in lite per squallidi motivi di “facciata” e,purtroppo, anche di “soldi pubblici”. Mi riferisco allo scambio di accuse tra la Tidei ed il Vinaccia: entrambi si dichiarano limpidi nei loro comportamenti e rispettosi dell’etica e della morale, nell’invitarli entrambi a rivisitare il significato del termine “nepotismo” da una parte e quello di “res publica” e “politica” dall’altro non posso non fare alcune riflessioni in merito.
Peraltro, ove i “signori” in questione lo ritenessero opportuno, potrei loro inviare per un’attenta lettura una copia del testo del mio intervento titolato “La forza rigenerante del nepotismo”, sul quale riflettere e, quindi, fare un esame di coscienza. Nel porre l’accento sull’attuale stato di “crisi” del mondo del lavoro, sui tagli alla scuola, sul fiorire ormai incontrollato del lavoro “in nero”, ovvero di una subdola e malvagia schiavitù sociale del “precariato”, vorrei chiedere ai signori in questioni di non riempirsi la bocca di inutili “luogocomunismi” e provvedessero a fare in modo che i contribuenti possano “contribuire” senza dover fare salti mortali per “riempire” le proprie pance e permettere, peraltro, ai propri figli di godere del “diritto allo studio”. Vorrei, nella mia visione del concetto di “politica”, che “casaccari”, “nepotisti”, “poltronari”, “marchettari” e “carbonari” se ne andassero tutti a casa e si trovassero un onesto lavoro per poter vivere, come facevano il povero Capitani e lo sfortunato Gianvincenzi sulle spalle dei quali, come “contribuenti”, le categorie menzionate hanno tratto una piccola parte dei loro “emolumenti”, peraltro, duramente sudati su di una comoda poltrona! Forse tutti costoro non hanno ancora compreso che forse : “…la messa è finita…”, il segnale è stato dato dall’episodio che ha coinvolto il sindacalista Bonanni : esecrabile come gesto ma indicatore di uno stato di malessere e di disagio veramente preoccupante. Secondo il mio parere è giunta l’ora di trattare il popolo non più come una mandria di “vacche da latte”, da mungere appena se ne presenti l’occasione, ma come il vero “detentore del potere”. In nome del popolo e nel suo interesse deve essere gestita la “cosa pubblica” e non come avviene nello scenario attuale in cui la “res publica”, viene sì gestita in “nome del popolo italiano”, ma mai nel suo interesse: è sufficiente scorrere la cronaca di questi giorni, sia a livello nazionale che locale. Questa è la nefanda logica di una società decadente dove il merito, la capacità ed il “diritto”, al lavoro ed allo studio, sono divenuti fattori “ereditari”: ma il “diritto di nascita” non era scomparso sotto la lama della ghigliottina rivoluzionaria? Se invece di chiamarsi Marietta Tidei si fosse chiamata Marietta Bianchi, la signora in questione avrebbe avuto le stesse “opportunità” di lavoro nel panorama attuale? In altri e più chiari termini, preghiamo la signora in questione di non oltraggiare l’intelligenza dei contribuenti con affermazioni da “barzelletta”: nessuno mette in discussione la “pubblicità” degli incarichi ottenuti ma, in realtà, solo l’estrema facilità con la quale essi le sono stati concessi da personaggi la cui figura, peraltro, non brilla certo per eccelse qualità.
Gabriele Pedrini
Segretario Federale Fiamma Tricolore