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6 Comments

  1. 1

    giovanni

    Realizzare a venti miglia dalla costa un parco eolico con una potenza di circa 500 Megawatt dovrebbe prevedere come minimo più di 100-150 generatori per rendere autonoma Civitavecchia e comprensorio da altre fonti di energia.
    Ma sono proprio convinti di quello che dicono o vogliono coglionarci purchè le loro idee vengano realizzate poi se funzionano o no sono problemi di altri ossia noi del territorio.
    Già che ci sono potrebbero proporre di sbarrare il Mignone in zona cava di sabbia e creare un bacino per generatori idrici che forse potrebbe essere più funzionale.

  2. 2

    bruno

    Questa storia stà diventando noiosa. Proposta senza senso e con nessuno studio sulla quantità e qualità del vento che rende sotenibile l’investimento e soprattutto soggetti che ci mettano i soldi per realizzarla.

    1. 2.1

      giovanni

      Chi mette i soldi normalmente lo fa dopo aver verificato che l’investimento renda a meno che qualcuno spera di fare un parco eolico con i soldi europei, sperando che nessuno verifichi la fattibilità, poi se funziona o no in questo caso non interessa

  3. 3

    mauro

    no al parco eolico a civitavecchia, questo territorio ha già dato troppo soto il profilo energetico!!!

  4. 4

    Enola

    Adesso si chiamano comitato sole ma sono sempre gli stessi ambientalisti che prima prendono ordini della politica che ha voluto le centrali e i rifiuti da Roma , e poi vanno negli uffici di enel a TRATTARE la salute dei cittadini ” dicono loro ” hahaha , Se ci facessero la cortesia di non rappresentarci e farsi i fattacci loro andrebbe tutto a meraviglia

  5. 5

    Phil M

    4- 13/03/2021
    Venti miglia è una distanza dalla costa che significa operare in acque internazionali, in quanto se ricordo bene le acque nazionali si estendono fino a 12miglia con annessi e connessi, disciplinati fra l’altro anche dal Codice della Navigazione a riguardo l’amministrazione delle navi, dei galleggianti ed ovviamente degli equipaggi. Si ritiene ben diverso operare con sistema industriale di installazione (produzione e trasformazione) di energia in siti nazionali rispetto a quelli internazionali, per gli impegni economici e politici di una nazione che a volte possono essere gravosi e rischiosi in relazione anche a concorrenti di altre nazioni. In proposito le notizie di stampa internazionale indicano che nel Canale di Sicilia, alcune imprese (interesse solo tedesco) di già producono ed operano per lo stoccaggio e il trasporto dell’H verde in quantità opportune per altri siti, quantità che non soddisfano completamente gli investitori del settore.
    In proposito dell’argomento all’oggetto, ossia il rilancio dell’occupazione nel comprensorio, si ritiene accennare sempre a livello internazionale il “rapporto UNECE (ONU) che per gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2030 è necessario la massima rapidità nell’impiego della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio della CO2.” Ciò potrebbe aiutare la de carbonizzazione dell’economia, con la cattura del carbonio e stoccaggio nel sottosuolo per poi riutilizzarlo. In proposito nell’Adriatico la città delle perforazioni s’è proposta come HUB in materia, cavalcando anche la produzione di idrogeno verde che con CO2 stoccata, potrebbero insieme essere ”pompati” nelle tubazioni gas della Snam per soddisfare parte dei consumi energetici nazionali. Anche a Civitavecchia si potrebbe eseguire un simile disegno tecnico considerando la produzione di CO2 da impianti fissi e la presenza di una perforazione di qualche anno fa, col nome di Matilde, eseguita credo dall’Agip? nel circondario e poi abbandonata. Secondo il giornale della Confindustria: In Europa la distribuzione della cattura, stoccaggio e riuso della CO2 di qui al 2050 potrebbe valere 320 miliardi di euro, e le strutture di trasporto altri 50miliardi.

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