In merito alla vendita del 60% delle quote di HCS occorre fare un po’ di chiarezza. Di recente è stato pubblicato il bando comunale che consente anche a società straniere di gestire il servizio idrico locale gestendo il 60% delle quote, a dispetto del 59% dei civitavecchiesi che con il recente referendum sull’acqua ha detto di no alla privatizzazione di quest’ultima.
Dall’inizio si è posto il problema della compatibilità tra il quesito referendario sull’acqua e le norme europee, favorevoli ad una liberalizzazione dei servizi pubblici ma la Corte Costituzionale non ha sollevato alcuna incompatibilità. Non bisogna però dimenticare che tra le fonti del diritto italiano “fra i primi posti” c’è la Costituzione e le fonti del diritto comunitario: direttive e regolamenti. Vincendo il referendum contro l’obbligo di privatizzare la gestione dell’acqua, e la remunerazione dei privati riguardo alla gestione del servizio idrico, rimane la normativa europea in particolare la direttiva Bolkestein (commissario olandese alla concorrenza e al mercato interno dell’UE sotto Romano Prodi) che stabilisce la concorrenza per i servizi pubblici nazionali e locali: privatizzazione. Forse al Comune l’attuale maggioranza a dispetto dell’esito referendario avrà pensato di potersi basare sulla normativa europea che è di rango superiore ad una semplice legge ordinaria italiana. Ma il punto è che la stessa direttiva Bolkestein dice che i singoli Stati membri devono stabilire quali siano i servizi a scopo economico e quelli non a scopo di lucro, quest’ultimi non possono essere privatizzati. La stessa direttiva non ha mai detto che la gestione dell’acqua è un servizio a scopo economico, di lucro. Al capo primo, disposizioni generali, art.2, campo di applicazione della direttiva Bolkestein, comma 2, si dice espressamente che la presente direttiva non si applica ai servizi non economici di interesse generale. Quindi con il recente referendum si è stabilito che l’acqua non è un servizio economico di interesse generale ma è un bene pubblico e non può essere privatizzato. Non c’è una norma italiana che dice dell’acqua come di un servizio economico generale. In assenza di norme di riferimento e di caos legislativo, penso che l’unica volontà da seguire sia quella popolare lo dice la Costituzione la sovranità appartiene al popolo, al di là della data della delibera e del bando. Ci vuole un po’ di “buon senso” politico di ritirare tale bando perché va contro la volontà popolare, la volontà dei civitavecchiesi, e contro un principio sacro ossia l’acqua è un bene di tutti su cui nessuno ci può “guadagnare”. E poi basta pensare che il privato sia meglio del pubblico, se si mettono uomini capaci è dimostrabile che il pubblico è meglio del privato e tanti paesi europei l’hanno capito quando hanno visto le bollette alle stelle.
Dott. Luca Scotto
Ex Prima Circoscrizione