“E’ sotto gli occhi di tutti la netta inversione di tendenza intervenuta in campo economico. I venti keynesiani di Biden, Draghi e Macron soffiano anche sulla Ue e la inducono a fronteggiare lo shock generato dal covid con l’imponente pacchetto di stimolo della ripresa economica che conosciamo. L’Italia, che ha già presentato il piano d’impegno della sua quota, si pone il problema di velocizzare la spesa. Adesso che un po’ di fiducia è finalmente tornata tutti corrono ad accaparrarsi i capisaldi della ripartenza.
Lo spicchio di realtà che corrisponde alla nostra città fa eccezione a tanto dinamismo. Sembra poco interessata a quanto sta avvenendo: vive in un’altra dimensione, continua a registrare peggioramenti economici e stati di crisi, se ne rammarica ma non si mobilita. Civitavecchia, forse per inveterata abitudine, pare restare in attesa di un profeta che venga da fuori a sollevarla dalle crescenti difficoltà e la sospinga verso l’agognato benessere, quando invece il momento è sì propizio alla crescita ma richiede che il potere pubblico, quello locale in particolare, si decida a pilotare gli avvenimenti, a far sentire il proprio peso e ad affermare con forza il primato della politica sull’economia e sul lavoro. Perché, non vorremmo sbagliarci, ma ci sembra che il comune, per la sua dignità istituzionale, l’autonomia di cui gode, le sue funzioni e competenze sia l’ente più vicino alla comunità cittadina e sia tenuto a curarne gli interessi e a promuoverne lo sviluppo.
E che un’amministrazione che si conforma alla centralità dell’utente ed è orientata esplicitamente al cittadino debba evidenziare una visione d’insieme della città del futuro, operare da organismo regolatore della crescita dell’economia e creare un contesto favorevole all’impianto di nuove imprese e al lancio o al potenziamento di attività aventi comunque un risvolto economico. E se pure questa amministrazione fosse restìa ad avvalersi dei sofisticati strumenti del marketing territoriale e della pianificazione strategica debba quantomeno puntare sul fattore umano, valorizzando al massimo quei settori – istruzione, cultura, arte, spettacolo, turismo e sport – che sono suscettibili di generare nel medio e lungo termine effetti altamente positivi anche nel settore dell’economia.
Ora, dal momento che l’importanza cruciale che riveste il lavoro in questa nostra realtà non pare essere, tutto sommato, percepita, e d’altronde lo scontento per l’assenza di un’organica collaborazione con il comune su questo tema non sembra essere poi così grande presso il mondo economico locale, bisogna capirne le ragioni.
Si può pensare – ma siamo nel campo delle ipotesi – che sostanziali divergenze di vedute e interessi tra aziende di vari settori congiunte a incrostazioni di cattiva gestione delle risorse finanziarie e del personale rendano difficile una convergenza su scelte chiare e condivise. E la cosa va naturalmente a sommarsi alle note insufficienze locali in termini di collegamenti, burocrazia e disallineamento alle esigenze del mercato.
Allora, tanto più se la situazione includesse anche aspetti del genere, la soluzione non potrebbe essere altro che di natura politica: la convocazione in loco degli stati generali cittadini dell’economia e del lavoro che imponga a tutti i portatori di interessi collettivi di affrontare questa crisi una volta per tutte all’insegna del superiore vantaggio della comunità e del rigoroso rispetto della legalità”.
Associazione Il Trittico