A margine degli esami di maturità, in corso, presso gli Istituti Scolastici cittadini di grado secondario, mi ha colpito l’apprendere che il tema a contenuto storico, relativo alle “foibe”, è stato totalmente, o quasi, ignorato dai maturandi: non mi meraviglia, forse e sottolineo forse, la quasi totalità di loro ha conosciuto tale termine solo in “scienze”e nel significato tecnico di “varietà di dolina”, ovvero di cavità (diametro anche di qualche centinaio di metri e profonde parecchie decine) tipiche dei terreni calcarei e diffuse nell’area del Carso.
Ignoro quanti maturandi siano al corrente del crudele uso che ne fecero i partigiani jugoslavi di Tito che, tra il 1943 ed il 1945, vi massacrarono migliaia di italiani (fascisti, cittadini comuni,partigiani “bianchi”) ed anche anticomunisti sloveni e croati, ritenuti tutti di ostacolo alle strategie del maresciallo Tito. Molte delle vittime, stimate tra le 5.000 e le 10.000, vennero fucilate sull’orlo delle cavità dopo essere state seviziate e, nel caso delle donne, stuprate a prescindere dall’età. Molti prigionieri,vi furono gettati vivi ,legati con del filo spinato ad altri già morti. Tra le “foibe” più note ,per questo uso barbaro, si annovera quella di Basovizza ubicata sul carso triestino. Di questa realtà i testi di storia negli anni dal 1947 ad oggi non ne hanno mai fatta menzione, così come ignorati sono stati i trattati di “Osimo”: era una parte della nostra storia scomoda per le sinistre italiane appoggiate nella loro politica post-bellica dal Soviet Supremo, così come era scomoda per i governi repubblicani post- ventennio soggetti all’egemonia politica di stampo filoamericano e, per tali motivi, tale spaccato “storico” come, del resto tanti altri, rimasero relegati nei ricordi di coloro che avevano vissuto sulla propria pelle quelle realtà controverse,negate e cancellate ufficialmente dalla Storia nazionale. Oggi, a distanza di tanti anni qualcuno forse ha cominciato a comprendere che il fenomeno “fascismo” e tutto ciò che esso ha comportato, nel bene e nel male, fa parte della Storia italiana e come tale va accettato ed “ asetticamente” studiato ed analizzato: non esistono morti “buoni”ed eroi e morti “cattivi” e vigliacchi , esistono solo delle persone che sono morte lottando per un ideale e come tali tutte degne di rispetto. Mi auguro che le nuove generazioni scoprano il fascino della “cultura” che è qualcosa di molto distante e diverso dal “nozionismo”, proprio della preparazione “ufficiale” scolastica, o dallo sterile “luogocomunismo” politico e riescano ad indagare, con spirito critico, nelle pieghe nascoste del passato per compiere un atto di giusto “revisionismo” su eventi storici la cui interpretazione é sempre stata schiava di chiavi di lettura di “parte” : il sole sempre “bianco” dei vinti appartiene ormai ad una lontana realtà storica che non può restare sempre prigioniera dei “Gendarmi della Memoria”,come giustamente sostiene Giampaolo Pansa.
Gabriele Pedrini
Segretario Federale Fiamma Tricolore