Le parole segnano le epoche. Fateci caso: ci sono parole che un tempo facevano parte del lessico quotidiano e che sono ormai praticamente dimenticate, del tutto inutilizzate. Ad esempio, la parola “indignazione”. Quante volte, nel secolo scorso, abbiamo sentito nei notiziari o letto sui quotidiani questo termine: “profonda indignazione è stata espressa da tizio e da caio per…”. Indignazione, un modo elegante per dire “schifo”. Adesso non si usa più. Ergo, non ci si schifa più di nulla.
Nei giorni scorsi, ad esempio, questa testata (chi altri sennò…) ha pubblicato un estratto della relazione della Corte dei Conti nella quale si potevano vedere gli stipendi annui dei “colletti bianchi” dell’Autorità Portuale, molto ma molto più alti di quelli di un primario di un qualsiasi ospedale italiano, ovvero di persone che salvano vite, che hanno a che fare quotidianamente col dolore e con le sofferenze altrui. Un tempo qualcuno si sarebbe indignato. Adesso non accade più. Vince l’indifferenza. Ci si abitua a tutto. Esempio di indifferenza: la scorsa settimana un ragazzo di Civitavecchia ha perso la vita in seguito a un terribile incidente stradale avvenuto sull’A12. In altri tempi, di fronte a una tragedia del genere, il giorno dei funerali sarebbe stato proclamato il lutto cittadino o, almeno, si sarebbe fatto osservare un minuto di silenzio in coincidenza con l’inizio delle esequie. Qui da noi, nulla. Anzi, nella stessa giornata dei funerali, il consiglio comunale in pompa magna ha premiato con sorrisi, strette di mano, foto e selfie atleti, più o meno coetanei dello sfortunato ragazzo, che si sono contraddistinti in diverse manifestazioni sportive. Giusto premiarli, per carità, ma così, per rispetto e sensibilità, non si poteva trovare un’altra occasione? Magari a qualcuno queste osservazioni sembrano di poco conto. Se così fosse sarebbe la prova provata di come, purtroppo, si sta scivolando verso l’indifferenza. L’indifferenza rispetto a valori e comportamenti che dovrebbero far parte del dna di una comunità. E solitamente l’indifferenza genera mostri. Indignazione e indifferenza, una dimostrazione di come le parole siano importanti. Lo urlava Nanni Moretti a una sprovveduta giornalista in una celebre scena del film “Palombella rossa”. A proposito di giornalisti. Nei giorni scorsi un politicante nostrano, durante una conferenza stampa, ha criticato una parte della stampa locale a suo dire eccessivamente catastrofista. Musica per le nostre orecchie. In primo luogo perché, evidentemente, il politicante nostrano vive in un mondo fantastico, come quello di Amèlie, rimanendo sulla cinematografia. In secondo luogo: quando un politico critica gli organi di informazione, oppure uno di essi in particolare, significa che chi scrive ha fatto solo ed esclusivamente il proprio dovere. E vivaddio, di questi tempi è tantissimo. Alla prossima e buon Ferragosto.
1 Comments
giovanni
Scusatemi ma il nostro porto non è indipendente: l’autorità portuale è sottoposta alla vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dell’Economia e delle Finanze in materia di bilanci ed organico del personale per cui se non è in linea con gli altri questa autorità DEVE intervenire e se non interviene va bene così.
Per la morte del giovane mi dispiace ma proclamare il lutto cittadino mi sembra eccessivo perchè per onorare i morti dovremmo essere in lutto cittadino un giorno si ed uno no.
Tra l’altro nessuno ci ha informati sull’origine dell’incidente stradale.