Certo che rialzare il livello ( anzi: i livelli ) di questa città’ è un’impresa ardua, da gente tenace, che non si lascia ( e che non si dovrà ) lasciare abbattere dalle difficoltà e dal vento contrario che immancabilmente qualcuno alzerà ( o sta già alzando? ).
Impresa ardua, dunque, ma in un certo senso anche invitante perchè potrà dare ai nostri amministratori la possibilità di far vedere le loro capacità: quelle capacità nelle quali la maggioranza dei civitavecchiesi ha posto la propria fiducia. In fondo non è proprio nel mare in tempesta, con il vento contrario e gli elementi della natura scatenati che si vedono le capacità dei veri capitani e dei nostromi? Facile navigare in acque tranquille e poi dire: ecco siamo stati bravi, abbiamo raggiunto il porto.
Impresa ardua dicevamo e invitante con la quale misurarsi, ma tenendo sempre ben presente che non si è davanti ad un video-game, dove la vittoria o la sconfitta si esauriscono nello spazio del gioco, qui c’è di mezzo la vita, il futuro, senza trascurare il presente, di migliaia di persone.
Si tratta di rialzare lo spessore politico, economico, sociale, culturale, ricreativo e sportivo di Civitavecchia, che nell’ultimo decennio ha subito un’erosione sempre più continua.
A dimostrazione di quanto stiamo dicendo e, per rimanere nel nostro ambito, vale a dire lo sport, vorremmo parlare dell’aspetto di una realtà che definire da incubo non crediamo sia esagerato: lo stato di abbandono in cui versano alcuni impianti sportivi.
Ma i civitavecchiesi, ai quali ci onoriamo di appartenere, hanno mai visto in quali condizioni di degrado si trovano i “loro” impianti sportivi?
E qui “loro” non ha la funzione di pronome possessivo, bensì di aggettivo possessivo in quanto gli impianti in questione appartengono proprio ai cittadini perché sono impianti pubblici, realizzati con soldi pubblici, su terreno pubblico.
Pinocchio voleva seminare i soldi nel campo dei miracoli, perché quei due birichini del gatto e della volpe gli avevano fatto credere che da quella semina sarebbero nate piante di soldi.
Bene, qui da noi qualcuno negli anni passati, qualcuno che non disponendo di un campi dei miracoli ha creduto che un Campo dell’Oro potesse andar bene lo stesso, ha seminato come Pinocchio i soldi.
Chiaramente però non era così ingenuo come il nostro amico burattino, non credeva, il nostro seminatore, che nascessero piante di soldi e allora cosa ha fatto, proclamando che lo stava facendo per il bene della comunità?
Ha seminato i soldi sotto forma di campo di calcio, di spogliatoi, di tribune, di illuminazione, di recinzione, con annesso un capo polivalente con fondo in cemento, tutto bello colorato di rosso: da quei soldi così sapientemente sparsi in terra dovevano nascere luoghi di sport e divertimento ( forse avrà anche pensato: chissà che un giorno da qui non nascano soldi?) comunque il suo era intento buono e meritevole se non fosse che…..da quei soldi, voi non ci crederete, sono nate per davvero le piante, sì quelle piante in cui sperava Pinocchio, solo che qui sono erbacce, sterpaglie, arbusti, rovi che, con il tempo, hanno spaccato il fondo del Polivalente, ricoprendolo completamente al punto tale che, per capire di cosa si tratta, lo si vede da qualche chiazza rossa sparsa qua e là.
Il campo di calcio, poi, è divenuto oramai una prosecuzione dell’area adiacente il fosso “
Scarpatosta”. Vogliamo poi dire degli spogliatoi ridotti a muri fatiscenti? O delle tribune su i cui gradoni si può accedere tranquillamente e delle quali non si sa se esiste l’agibilità?
Oppure parliamo delle porte, sulla cui stabilità dopo tanto tempo si può essere sicuri?
Questo è il posto più pericoloso dove i ragazzini, non esistendo più recinzione, vanno a giocare, arrampicandosi su pali e traversa.
Aspettiamo che qualcuno si faccia male o che accada il peggio?
E dell’illuminazione cosa vogliamo dire? I pali sono sicuri? Ci sono cavi scoperti? C’è pericolo che ci passi ancora la corrente? Per non parlare poi dei rifiuti. Il fatto che poi la recinzione manchi ormai in alcuni punti, fa sì che si entri nell’area non solo per giocare…..
Abbiamo parlato del Saraudi, impianto che doveva servire una quartiere ad alta densità abitativa, come altra zona ad alta a densità abitativa è San Liborio.
Andate a vedere i nuovi campi polivalenti costruiti ormai da qualche tempo ma non ancora agibili, e quindi non affidati a nessuno, se non ai ragazzini che anche qui, approfittando di una recinzione oramai fatiscente, entrano per giocare a dispetto di ogni norma di sicurezza.
Dovete sapere che tra l’altro questi campi sono stati costruiti in maniera tale che i i giocatori, uscendo dagli spogliatoi per raggiungere il secondo campo, devono passare attraverso la tribuna del pubblico!
La soluzione alternativa sarebbe quella di uscire dall’impianto, percorrere il marciapiede che costeggia l’impianto e poi rientrare da una porticina nel secondo campo. La soluzione scelta sapete quale è stata? Chiudere il secondo campo!
Però c’è sempre il fatto che all’intero complesso manca l’agibilità e quindi………
Questa è una situazione sulla quale è necessario intervenire subito, in quanto si tratta dell’unico impianto di questo quartiere; gli abitanti sono esasperati: non hanno nessun altro spazio ricreativo (il piccolo impianto che doveva nascere accanto alla chiesa merita poi un discorso a parte), le mamme sono in ansia per i loro figli che vanno a giocare in un impianto abbandonato.
La prima ed urgente cosa da fare è mettere in sicurezza gli impianti, sia questo che il Saraudi; chiamare poi specialmente per quanto riguarda San Liborio, i responsabili a rispondere del loro operato. Sarebbero segnali immediati d’interessamento alla vita sociale e sportiva della città.
Per finire (almeno per il momento) c’è da parlare di un aspetto più ricreativo che sportivo: Il Parco della Fiumaretta o per meglio dire di quella pista ciclabiLE che, nell’intenzioni degli ideatori, doveva costituire il primo passo verso la realizzazione di un magnifico parco. Che ci sia la pista, lo si capisce da pezzetti di cemento ancora liberi, per il resto sembra una pista da caccia nella jungla. La strada in terra che la costeggia poi è costellata di buche e sassi che mettono a dura prova gomme e sospensioni.
C’è poi da dire che laggiù, in un posto ancora oggi remoto, è stata trasportata e messa in un angolo tra rifiuti ed erbacce sopra un basamento di cemento colorato, che ci risulta costato non poco, la pista di Skate Board che prima era al Pincio.
Ma un posto un pochino più vicino non c’era? Ad esempio un angolo del Parco Uliveto.
Per concludere: la nostra città è stata avvolta da una cortina plumbea; per squarciare questo velo e ridarle brillantezza e colore, ce ne rendiamo conto, ci vuole tempo e ci sono delle priorità assolute; ma il “risveglio sociale” di Civitavecchia, che ha la sua importanza e non deve essere ritardato, passa anche attraverso lo sport, non solo quello di vertice.
Uno spessore che sebbene – diciamolo con chiarezza – non è mai stato di alta qualità, nell’ultimo decennio ha subito un “erosione” sempre più continua: Ma bisogna aver fiducia: la nostra città è sopravvissuta ai saraceni, ai bombardamenti. Uscirà fuori anche da questo decadentismo.
Per farlo bisogna lavorare in tutti i campi, senza tralasciarne nessuno e dando a tutti la giusta importanza.
Stefano Cervarelli