Dopo la pubblicazione dei dati sulla ripartizione economica nazionale degli introiti del traffico crocieristico da parte dell'Espresso, quei dati sollevano più di una domanda.
Come mai, il porto di Civitavecchia, il primo scalo nazionale nel segmento del traffico crocieristico,
si ritrova nella ripartizione degli introiti nazionali 4milioni 059.090 euro rispetto ad un giro d'affari
di 14 miliardi d'euro? Perché nonostante la cifra importante di 4milioni 059.090euro non ci sono state ricadute economiche ed occupazionali sulla città, anzi l'occupazione all'interno del porto è in gran difficoltà e in progressiva diminuzione, la città sta vivendo un progressivo impoverimento economico,un deterioramento sociale, una disintegrazione rapida del tessuto sociale. Il dubbio è il sale di un pensiero sano e Bertolt Brecht scrive appunto l'elogio del dubbio.
I dati dell'Espresso sollevano più di un dubbio sulle scelte di politica industriale, (già espressi dal sottoscritto ed altri in tempi non sospetti),rispetto alla sbornia trionfante,imperante, collettiva, del porto dei miracoli oggi c'è la freddezza e l'attualità analitica dei numeri, e in pratica Civitavecchia oggi si ritrova(va) un porto con grandi potenzialità, al centro di grandi opportunità che derivano dai flussi di traffico per la sua posizione geografica ma inespressa, perché mancano infrastrutture fondamentali, privo di un sistema fra le componenti del trasporto, determinata dal mancato collegamento dello scalo con il sistema viario e ferroviario dell'Italia centrale e settentrionale e, in ultima analisi, dell'Europa centrale, questa è l'eredità di scelte incompressibili, apparentemente disinteressate (croceristico).
L'economia di un territorio, di una città, si regge essenzialmente sulla qualità del reddito e sulla domanda interna, più alta e diffusa è la percentuale della qualità del reddito, più domanda interna produce, creando cosi un circolo virtuoso tra domanda e offerta, il porto poteva, doveva essere, l'occasione per arrestare quella "desertificazione industriale" (Fs, Enel,etc) che da tempo sta privando i giovani di un futuro, il porto doveva essere il volano dello sviluppo, invece i posti "buoni" sono stati progressivamente sostituiti dal sommerso, dal precariato, e dal lavoro nero, con conseguenze devastanti per l'asfittica economia locale.
E' chiaro a tutti ormai che le scelte economiche ed industriali che sono decise al porto, hanno una ripercussione sull'economia e sullo sviluppo della città e del territorio, stupisce francamente il silenzio, l'indifferenza della politica, di tutti quelli che ipoteticamente dovrebbero avere a cuore l'interesse generale rispetto ad interessi particolari, economici e politici.
Il dubbio è che all'interno del porto e non solo, da tempo si è formata un coacervo d'interessi, un'"aerea grigia" tra politica ed economia e non solo (vista l'ultima relazione della Dia), che si dividono i profitti senza nessuna ricaduta economica e occupazionale sulla città, ho il dubbio che nei partiti l'"aria grigia" sia cresciuta, che la trasparenza sia diventata opacità, che la competenza, la militanza sia diventata "fideismo" all'"area grigia" .
Edmondo Casentino
Coord. Sinistra Democratica Civitavecchia