Hai voglia a dire che i numeri non sono quelli. I numeri sono numeri, non sono chiacchiere con le quali è possibile imbambolare gli sprovveduti di natura o di professione. E i numeri, purtroppo, e ripetiamo purtroppo, dicono per l’ennesima volta che i traffici commerciali nel porto di Civitavecchia sono in calo. Non sapere interpretarli significa avere seri problemi di comprensione dell’aritmetica e delle sue regole, o peggio ancora, soffrire di qualche disturbo per il quale potrebbe essere opportuno un consulto presso il Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 4, peraltro composto da validissimi professionisti.
Comunque, torniamo ai numeri. E quelli ufficiali, che chiunque può trovare sull’unica fonte ufficiale, ovvero il sito istituzionale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, dicono che negli ultimi cinque anni il porto di Civitavecchia ha purtroppo (lo ripetiamo ancora) perso ulteriore terreno nel segmento dei traffici commerciali. Andando a confrontare i dati del primo trimestre dell’ultimo quinquennio, dal 2019 al 2023, si può elementarmente constatare che le rinfuse solide, che nel lessico portuale vengono definite la “merce” sono diminuite, al netto del carbone Enel che nulla c’entra col porto, del 5%. Il calo percentuale arriva al 17,4%, con 272.600 tonnellate in meno, se si prendono a riferimento le merci in colli. Ai limiti dell’incredibile, poi, la diminuzione dei container, visto che si parla di 15.400 teu in meno, tra il 2019 e il 2023, con una riduzione percentuale del 42,6%. Una situazione che, peraltro, coloro che di porto vivono da sempre e non da ieri, conoscono benissimo e che preoccupa non poco. Qui non si tratta di capire di chi sono le responsabilità, se di questo o di quello. Peraltro, è paradossale che, sotto il punto di vista dei traffici commerciali, le cose andassero meglio nel 2019, quando a Molo Vespucci sedeva il vituperato di Majo. Il problema, al di là delle chiacchiere che non risolvono nulla, è capire se si vuole invertire questa tendenza, iniziata all’alba dello scorso decennio. Perché le merci si allontanano da Civitavecchia? Magari perché è stata fatta la scelta di mettere il porto a disposizione quasi esclusivamente delle crociere e del traffico passeggeri e quella scelta si vuole continuare a perseguire? Bene, lo si dica e tutti si metteranno l’anima in pace di fronte ad una decisione di carattere politico e strategico e con la speranza che Dio salvi le crociere e il traffico passeggeri e con un’accurata e oculata azione di ricollocazione delle maestranze. Se, viceversa, lo scalo deve essere multifunzionale, allora bisogna capire perché, da tredici anni a questa parte, si assiste all’emorragia nei traffici commerciali. E’ perché, come qualcuno ha sottolineato più volte, mancano le banchine e i mercantili sono spesso costretti a spostarsi altrove? Possono magari esserci ragioni legate al mercato, ad esempio per quanto riguarda le merci in colli dove è preponderante la presenza di prodotti alimentari? Oppure, magari, è perché Civitavecchia non è complessivamente competitiva a livello di costi? Ecco, anziché lasciarsi andare a proclami che poi diventano un boomerang sotto l’aspetto numerico, forse bisognerebbe interrogarsi bene su questi particolari aspetti e magari sarebbe opportuno che la riflessione non fosse patrimonio di pochi intimi. Cosa ne pensano, ad esempio, i sindacati? Cosa dicono le imprese? E che ne pensano le istituzioni locali, il Comune e la Regione in particolare, direttamente interessate alla questione? E’ utopistico ipotizzare la creazione di una cabina di regia che possa analizzare seriamente il problema e trovare le soluzioni?
5 Comments
FRANCESCO
IL PORTO DI CIVITAVECCHIA, COME GESTIONE, ANDREBBE COMMISSARIATO, TOGLIENDO POTERE A CHI FINO AD ORA LO HA ESERCITATO.
FUORI TUTTI, NESSUNO ESCLUSO.
PORTO COMMERCIALE O PASSEGGERI? C’E’ SPAZIO PER ENTRAMBI, MA SI DEVE VOLTARE PAGINA SENZA RIPENSAMENTI!
Michele
Sono venti e passa anche sipunta sulle merci e puntualmente si fa un buco nell’acqua. Arrivano quattro macchine da imbarcare e si grida al miracolo per le nuove assunzioni, qualche ragazzo in più che sposta macchine dal treno o dalle bisarche per portale sulle navi. Di usa più carbone (per una questione strettamente contingente) e si grida al successo, anche se il carbone viene scaricato direttamente in centrale delle navi ..
Sono “traffici” che rendono solo ad ADSP ed a chi ha posizioni di monopolio ed incassa un tanto a tonnellata o a passeggero anche se li guarda solo passare..
Ed intanto si boicotta un’iniziativa imprenditoriale come quella di Tankoa che porta vero lavoro qualificato e lustro per il porto.
Altri commenti sono inutili.
Se la città, le forze politiche, sindacali ed imprenditoriali non si svegliano vuol dire che sperano per i giovani civitavecchiese un futuro da “facchini”
giovanni
E’ come in politica, si gioca al potere e di chi ci lavora non gliene può fregar di meno tanto meno della città
Michele
Ma i ci itavecchiesi lo sanno che ADSP incassa come oneri concessori più dalla logistica che dalla cantieristica?
Sanno che i canoni di concessione governativa sono inversamente proporzionali alla forza lavoro impiegata? Vuol dire che se ottenuto una concessione come logistica pago molto (ma molto) di più di una concessione per cantiere navale per esempio, e questo perché il numero degli addetti nella logistica e’ inferiore a quello di un cantiere navale. Quindi ai bilanci annuali di ADSP conviene la logistica e non la cantieristica, così a fine anno possono pagare i loro lauti stipendi. Poi se l’unico lavoro che i giovani possono fare a loro cosa importa? L’importante è avere i bilanci di ADSP a posto. I giovani posso prendere il treno ed andare a lavorare a Roma, bene che gli vada.
E intanto Civitavecchia dorme…
giovanni
Si può cercare anche un’altra causa: sono anni che si parla di realizzare attività industriali ma è come per l’utilizzo dell’area di Fiumaretta per la quale adesso si stanno sollevano problemi di inquinamenti sotterranei per cui 0,00, ne riparleremo tra una decina di anni.
Posssibile mai che in città non ci sia nessuno che voglia investire i propri capitali in qualche attività produttiva?
Si critica l’ENEL ma poi si aspetta che solo lei crei qualcosa che possa dare lavoro.
Quando la Cina voleva realizzare un proprio terminal soprattutto per i container: per carità che vogliono quelli!!!!!!!!! assolutamente nooooo.
Se non decidiamo rapidamente cosa vogliamo fare faremo la fine di Ladispoli di una ventina di anni fa: ossia dormitorio per pendolari e forestieri.