Qualcosa si muove sul bosco Enel. La sorte dell’area di 40 ettari che dovrà essere abbattuta per far posto un parcheggio è infatti l’argomento di un comunicato del WWf regionale. La nota associazione ambientalista in particolare si scaglia contro l’idea di rimuovere le prescrizioni ambientali sulle aree interessate dai progetti per il post carbone.
Ma ecco il comunicato integrale.
Il WWF ha appreso con stupore e preoccupazione la proposta in discussione presso il Comune di Civitavecchia (RM) con la quale è stato avanzato un progetto per la trasformazione di un’area naturale di pregio estesa circa 40 ettari, costituita da bosco misto, da arbusteti ed aree agricole, in un mega parcheggio per autovetture!
L’area conosciuta come “Bosco Enel”, in quanto ricadente nelle pertinenze della centrale elettrica di Torrevaldaliga Nord, ha una importanza anche simbolica per la città in quanto è stata oggetto di un piano avanguardistico di rinaturalizzazione di zona degradata che ha anticipato di circa un ventennio la Nature Restoration Law, approvata recentemente dal Parlamento Europeo, per il ripristino degli ecosistemi e il rafforzamento della biodiversità.
Tale intervento di rinaturalizzazione, previsto nel quadro delle prescrizioni compensatorie stabilite dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministro dei Beni e le Attività Culturali, rappresenta uno degli obblighi a cui la società ENEL Produzione Spa deve ottemperare a seguito dell’autorizzazione ottenuta per la conversione della centrale termica di Civitavecchia, da olio combustibile a carbone (del 10/11/2003).
“Per il WWF – dichiara Giampiero Cammerini Delegato dal WWF Italia per il Lazio – il tentativo di riclassificare urbanisticamente i terreni del Bosco ENEL per superare le prescrizioni ambientali con cui nel 2003 si è inteso compensare, almeno parzialmente, la locale comunità per le ‘diseconomie esterne’ a cui sono state sottoposte a seguito dalla conversione della centrale ENEL, oltre che una forzatura urbanistica appare una scelta lesiva degli interessi dei cittadini di Civitavecchia che non vogliono vedere trasformato un lembo di territorio verde in una grigia spianata per autoveicoli. Inoltre, tale proposta sembra ignorare la gravità del fenomeno della perdita di suolo nel nostro paese. Nonostante sia stato acclarato che le cause dei ricorrenti disastri naturali che hanno provocato vittime e distruzione in diverse regioni della penisola siano riconducibili alle trasformazioni del territorio, alla perdita della sua capacità di regolazione dei cicli naturali e di fornire i servizi ecosistemici fondamentali, c’è chi si ostina a proporre progetti che prevedono la trasformazione dei sempre più rari ambienti naturali in aree disboscate, cementificate ed impermeabilizzate”.
Spetta anche alle Amministrazioni locali e regionali, al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed alle società con senso di responsabilità sociale nei confronti delle comunità in cui operano, impegnarsi nel contrastare la strisciante trasformazione del “proprio” territorio da naturale in artificiale.
Per altro il territorio di Civitavecchia, al pari di altri comuni costieri, risulta tra quelli che maggiormente necessitano di preservare le residue aree naturali non ancora trasformate. Difatti, dai dati pubblicati nel Rapporto sul consumo del suolo dell’ISPRA (2023) il comune di Civitavecchia risulta tra i primi venti della regione per superficie artificiale del suolo con una percentuale di circa il 20% (1.464 ettari) e con una tendenza ad una ulteriore progressiva erosione delle superfici naturali che solo nel 2022 hanno registrato una perdita del 3,21%.
“Contrastare il consumo di suolo – conclude Cammerini – significa affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, del dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del paesaggio e dalla perdita di biodiversità̀, tenendo ben presenti le conseguenze dei processi di artificializzazione, in termini della di erosione dei paesaggi rurali, di privazione dei servizi ecosistemici e maggiore vulnerabilità̀ agli eventi estremi. Vogliamo augurarci che tutti gli ‘attori’ chiamati in causa intendano impegnarsi per preservare il ‘Bosco Enel’ di Civitavecchia e adoperarsi perché in un prossimo futuro quest’area naturale, che nel tempo sta acquisendo un crescente valore ambientale, sia resa fruibile ai cittadini.
5 Comments
Massimo M.
Bisogna assolutamente fermare questo scempio , è soltanto un progetto speculativo , mascherato da posti di lavoro che non verranno mai, come primo step vogliono distruggere un bosco per fare spazio ad un parcheggio, in un secondo tempo si passa alla speculazione edilizia , terreni che oggi commercialmente non hanno valore, in poco tempo varranno qualche milione di euro
Marco g
Ci sono i soliti personaggi che tanto hanno fatto di male a Civitavecchia in primis assumendo in CSP centinaia di persone senza alcun criterio.
Poi promuovendo li senza alcun necessità.
Oggi un costo insostenibile per noi cittadini.
E se non bastasse quanto hanno guadagnato nelle discarica del carbone .
Oggi vorrebbero ancora.
Danneggiando l’ambiente.
Non hanno il minimo di Vergogna.
Rufus TerraNera
Un attimo. Forse non è ancora chiara la portata della gravità della fine di enel ovvero fine del principale finanziatore di civitavecchia sotto forma di stipendi ai lavoratori e tasse e contributi al comune di civitavecchia e comprensorio.
Si parla di usare il “bosco” creato come compensazione all’inquinamento da carbone , che non c’è e non ci sarà mai più, come area di stoccaggio o da destinare a future installazioni industriali? Vediamo, tanto per cominciare è stupido aprirlo alla cittadinanza perchè lo ridurrebbero come hanno ridotto la Frasca, un vero schifo, gli alberi potrebbero essere trapiantati ai lati delle strade dell’area industriale e almeno questo lavoro se lo dovrebbe accollare enel, se esistono seri piani industriali, vediamo. I boschi sono belli, la natura è bellissima ma senza soldi si muore.
giovanni
Hai perfettamente ragione!!!!!!!!!!!!
giovanni
Quando l’ENEL in quella zona voleva fare un parco con percorsi per bicie e stradine dove correre e zone adatte a riunioni conviviali, penso che siano gli stessi che oggi pretendono qualcosa,e che convinsero l’ENEL a non fare nulla perchè qualcuno aveva pensato di fare quel parco davanti all’ospedale.
E non si fece più nulla e sopra TVN piantarono solo alberi.
E sono convinto che sono gli stessi che fecero casino quando ENEL aveva pensato di fare un parco eolico nelle colline tra Allumiere e Tolfa perchè le pale girando avrebbero fatto strage di uccelli.
E non si fece più nulla.