Spett/le Redazione,
se un bel mattino d'estate (non è fantasia, ma cronaca vera!) capitasse anche a noi di rientrare a casa in un condominio del pieno e trafficato centro città, dopo essercene "incautamente" allontanati solo per un'ora (un'ora soltanto!) dalle 9.30 alle 10.30 per fare la spesa, e ci tramortisse lo shock della porta forzata e dell'appartamento "scientificamente" devastato e "ripulito", è quasi certo che ci sentiremmo dire da un rassegnato Agente delle Forze dell'Ordine che avremo chiamato, che purtroppo è capitato stavolta a noi essere l'ennesima vittima dell'inarrestabile "microcriminalità" dilagante! E magari, per consolarci, (anche questo vero!) che "siamo stati (pure!) fortunati per esserci trovati fuori casa"!!!
Da quel momento avremo la sconcertante certezza che anche questa nostra disavventura andrà ad affastellarsi, senza seguito, né speranze, nell’ennesimo faldone delle denunce “contro ignoti”, che tali resteranno e continueranno impuniti (e nemmeno poi tanto ricercati!) nel loro garantito “lavoro”, e da quel momento a nessuno importerà poi più di tanto delle nostre conseguenti notti insonni e d’incubi e paure! Con buona pace di tutte le declamate “tolleranze zero”, dei “Poliziotti e Carabinieri di Quartiere” (ma quali Quartieri?), per non dire della “Polizia Municipale” che, se non sapessimo che purtroppo c’è e la paghiamo, almeno qui in periferia nemmeno sapremmo che esiste!
“Microcriminalità” (“fisiologica” qualcuno l’ha addirittura aggettivata…ma anche quando armata di bastoni e coltelli?!) è il comodo neologismo che l’impotente burocrazia della Sicurezza ci contrabbanda per significarcela (secondo loro!) a basso livello di “allarme sociale” rispetto alla “macro” delle organizzazioni criminali che (sempre secondo loro!) li assorbe in maggior impegno, noncurandosi dell’opposta percezione del cittadino, già costretto, dalla “micro”, e non dalla “macro”, a carcerarsi dietro sbarre sempre più robuste, anche se illusoriamente protettive, a spendere capitali per spesso inefficaci sistemi di allarme, a non poter tener più finestre aperte nemmeno ai piani alti, ad indossare orologi di bancarella, a tenersi costantemente strette borse e borselli, a temere di uscire dopo il calar del sole, a tremare ad ogni suonata di campanello, a diffidare di tutto e di tutti, a tenersi al largo da magari innocenti gruppi di ragazzi, a guardare con sospetto anche qualche pacifico roulottista che s’è parcheggiato nei dintorni, a subire prepotenze dai tanti “bulli” al volante per tema di spiacevoli trascese, a rassegnarsi a Parchi vandalizzati e muri imbrattati, a ritrovarsi specchietti rotti e rigature sull’ auto in sosta, a non poter protestare per impuniti schiamazzi notturni (anche tutto questo appartiene alla schizofrenia “microcriminale”)…e guai, poi, a ritrovarsi a discutere in un incidente in cui si ha magari pure ragione ! C’è da aggiungere altro? Forse sì: sfogliare il giornale e leggervi rapportate come imprese napoleoniche, con tanto di foto “commemorative”, il fermo di un disgraziato “vù cumprà”, o l’immediato intervento salvifico per un furtarello al supermercato, oppure, tanto per gradire, l’espulsione di qualche clandestino disgraziatamente incappato nell’occhiuta (per questi casi) “vigilanza” dei nostri “tutori dell’ordine”.
Allora vien da chiedersi: ma questi tanto solerti interventisti su facili prede, hanno mai provato i traumi di chi ha subìto barbare incursioni in casa? Certamente no, perché se sì, forse quella “microcriminalità (per essi) di scarso peso, non passerebbe più tanto “micro” al loro scosso giudizio e, fortuna per noi, si renderebbero forse conto della differenza fra il classificarla (sulla pelle degli altri) e percepirla sulla pelle propria, stimolandoli, si spererebbe, ad impegnarsi in più penetranti azioni di presenze e deterrenze, sicuramente più efficaci delle repressioni “a posteriori”.
Gennaro Goglia
“dalla strada”