Spett/le redazione,
Finchè non sarà proibito per legge, ognuno si scelga i propri padri: non si può essere, ad un tempo, figli di Ulisse e Torquemada, non si può inquisire Galileo e onorare Barnard, non ci si può lavare la coscienza raccogliendo fondi per la ricerca e, contemporaneamente, demonizzare il profilattico. Chi si è arrogato il diritto di decretare ciò che nemmeno la Bibbia ha raccontato, ovvero la dignità di essere umano dell’embrione, sia pronto a prestare l’orecchio alle grida delle migliaia di soggetti giuridici che prossimamente saranno, per legge, sterminati, si assuma la responsabilità di un genocidio, sia pronto ad indagare per omicidio le donne che decideranno di interrompere la gravidanza o ad aprire fascicoli contro ignoti nel caso di aborti spontanei.
Chi ritiene la sofferenza un dono di Dio, chi si è permesso di ostacolare la speranza dei malati, decidendo la direzione in cui devono sperare, chi relega al caso, o alla Provvidenza, la nascita di un bambino sano, possa presto vedersi recapitare i presenti divini e, serenamente, senza resistenze, riabbracci il suo creatore.
Chi pensa che il concepimento sia una questione strettamente riservata ai coniugi, si prepari a combattere strenuamente contro le adozioni, i figli naturali e i danarosi criminali che in un estero più o meno vicino ricorreranno alla fecondazione assistita.
A chi non sapeva, la mia compassione.
A chi, come rappresentante eletto dal popolo, è rimasto in silenzio, uno specchio, perché possa vedere la propria inadeguatezza. A chi, nel medesimo ruolo, ha invitato all’astensione, il mio totale, sentito, disprezzo.
A chi, affermando di tutelare la vita, ha dimostrato, ancora una volta, di non essere mai nato, le mie esequie.
Alessandro Manuedda